Processo Megaservice: un punto a favore di Poma

In pratica Poma è accusato di aver fatto pressioni, quando era assessore provinciale della giunta D'Alì, agli amministratori della Megaservice, società della Provincia di Trapani, per farli dimettere. "O vi dimettete o non approveremo il bilancio", sono le fatidiche parole che hanno portato Poma a processo. Parole rivolte agli altri due componenti del consiglio di amministrazione dell'ente, tutti di nomina politica: Milena Vinci e Michele Milazzo. L'obiettivo era di farli dimettere per procedere a nuove nomine più gradite alla maggioranza politica. Ma secondo l'ultima testimonianza raccolta in aula, quella del dirigente della Provincia Vincenzo Messina, questa parole Poma non le avrebbe mai pronunciate. "Ma quale imposizione..." ha detto Messina ai giudici. Le parole di Poma sarebbero state dette nel corso di un 'assemblea straordinaria dei soci della Megaservice il 12 Giugno 2006. Milena Vinci, ai tempi proprio presidente della Megaservice, invece, sostiene che quelle parole furono dette e le fece mettere a verbale. Ma, secondo la difesa, i verbali delle riunioni spesso sono redatti in maniera sommaria.

Nell'udienza dello scorso 9 Febbraio anche l'avvocato Michele Milazzo ha confermato le "minacce" di Poma, chiarendone anche il contesto:  “Ci disse che se non fosse stata definita la nostra situazione non sarebbe stato approvato il bilancio. Questa è stata la percezione che ho avuto”. Milazzo ha però precisato, rispondendo ad una domanda della difesa, che il clima durante l’assemblea si mantenne tranquillo e non furono usati toni duri. L’amministrazione provinciale, tra l’altro, avrebbe potuto procedere alla revoca. La rimozione degli amministratori, ha confermato Michele Milazzo, fu inserita all’ordine de giorno della successiva assemblea. “Ho preferito dimettermi prima piuttosto che subire una revoca e, allo stesso tempo, aiutare la società ad uscire da un blocco che rischiava di penalizzarla”

Prossima udienza il 29 Settembre: testimonierà un altro dei partecipanti alla riunione, il rappresentante di Italia Lavoro Vincenzo D'Ambra.