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07/05/2024 07:30:00

Omicidio Amatuzzo, l'improbabile difesa di Favara

 Una difesa alquanto improbabile. E’ quella tentata dal 64enne ex pescatore castelvetranese Ernesto Favara davanti la Corte d’assise di Trapani, dove è imputato con l’accusa di avere ucciso a coltellate, il 24 dicembre 2022, nell’abitazione di Marinella di Selinunte, la moglie Maria Amatuzzo, di 29 anni, palermitana.

“Non sono stato io ad accoltellarla – ha detto il Favara in aula - Maria si è uccisa da sola colpendosi con il coltello davanti ai miei occhi durante una discussione che abbiamo avuto per le bambine. Io ho provato a toglierle il coltello dalle mani, per questo ci sono le mie impronte”. Dopo le singolari esternazioni, uno dei legali di parte civile, l’avvocato Roberta Anselmi, che rappresenta il centro antiviolenza “Casa di Venere” di Marsala, ha chiesto al Favara come avrebbe fatto Maria Amatuzzo “a colpirsi con il coltello alle spalle, visto che alcuni fendenti hanno colpito anche lì…”.

Favara ha, poi, aggiunto che subito dopo sarebbe entrato in casa il nuovo fidanzato, tale Liborio, che l'avrebbe colpita con una pala… A sostenere l’accusa nel processo è il pm della Procura di Marsala Stefania Tredici, mentre a difendere l’imputato sono gli avvocati Margherita Mariella Barraco e Valentina Blunda. Sui banchi delle parti civili, oltre a Roberta Anselmi, anche gli avvocati Vito Daniele Cimiotta, legale dei genitori, una sorella e uno zio della Amatuzzo, e Marilena Messina. Subito dopo il delitto, Favara venne arrestato dai carabinieri, per strada, vicino casa, mentre aveva ancora in pugno il coltello sporco di sangue. Maria Amatuzzo, qualche mese prima di essere uccisa, aveva lasciato il marito (attualmente sotto processo, in Tribunale, a Marsala, per maltrattamenti familiari) ed era andata a vivere con un altro uomo. Il 24 dicembre 2022, la Amatuzzo sarebbe stata attirata con un pretesto dal Favara nella sua abitazione di Marinella di Selinunte (“Vieni a prenderti il cappotto, io non sarò a casa”), ma quando entrò nel garage venne subito accoltellata. Dall’autopsia è emerso che i fendenti sarebbero stati 28, inferti in varie parti del corpo. Tra le cinque aggravanti contestate dall’accusa, anche i “futili motivi” (gelosia), la premeditazione e la crudeltà, perché dopo avere inferto colpi letali continuava ad accoltellarla. Alla prossima udienza, il 13 maggio, dovrebbero essere sentiti tre testi della difesa, tra i quali lo psichiatra Lorenzo Messina, nominato come consulente dalla difesa.