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03/01/2012 05:23:13

Carini fa il punto sulle cose fatte. Ma in conferenza stampa evade dai problemi

È vestito alla Marchionne, camicia e maglioncino, uno che ha fatto e disfatto tanto. E l’ultimo anno del suo primo (e forse unico) mandato il sindaco lo chiude parlando delle cose fatte e da fare. Sono tante, ci mette più di mezz’ora a trattarle una per una. Le custodisce in un foglietto di carta stropicciato, scritte un po’ in penna blu, un po’ nera. Come ricordate e raccattate in diversi momenti. "Abbiamo raggiunto tanti risultati - esordisce - e tanti altri li raggiungeremo". Ci sono gli interventi alle scuole, le somme impegnate per il campo di contrada Paolini, il finanziamento europeo per la messa in sicurezza del molo Colombo al porto, “i lavori inizieranno a breve”. L’eliporto, i lavori di restauro della Fontana del Vino, i lavori al palazzo Fici. Poi ci sono le piazze: Porta Mazara (quella mai inaugurata), Strasatti, Porticella. La palestra in contrada Ranna, il Palazzetto dello sport. Il nuovo carcere. Il finanziamento degli scavi al Parco Archeologico di Capo Boeo. Tante. Carini arriva con la gola asciutta alla fine del lungo elenco, dell tante cose fatte. Ma alle domande dei giornalisti è  evasivo. Con lui lo è anche la squadra di assessori che lo circonda. Ai suoi fianchi, impassibili, i fidati Monteleone e Martinico. Poi arrivano Arcara, Rubbino e Milazzo. Sono gli ultimi, i più fideli, quelli che – a scanso di sorprese – traghetteranno l’amministrazione alle elezioni. Gli ultimi di una serie lunghissima, perché Carini ne ha cambiati una ventina di assessori. Le sue giunte ballerine, gli fanno notare, non hanno permesso una programmazione dell’attività amministrativa, e gli assessori più che per le reali competenze sono stati invece nominati per la fedeltà politica. Per Carini invece la girandola di assessori non è per niente una debolezza politica dell’amministrazione. La giustifica citando i cambi di casacca a livelli più alti. Per Arcara e Monteleone è il continuo naturale di un percorso. Rubbino non apre bocca. Martinico nemmeno, abbandona anzitempo il fianco del sindaco latitando alla domanda sulle sue dimissioni per incompatibilità all’anno nuovo.
Carini ha parlato delle cose fatte. Ma i servizi importanti non li ha toccati. Nella sua lunga lista non ci sono i problemi della città. Non c’è il punto sulla raccolta differenziata. Lo tirano fuori i giornalisti, ed è evasivo anche su quello. “Come mai non disdite il contratto con l’Ato?”. “Il servizio di raccolta differenziata non l’abbiamo deciso noi. Abbiamo contestato l’Ato”. Non ci sono nemmeno i servizi sociali, traballanti. Carini e Arcara poi annaspano dicendo che li hanno garantiti.
Sulla potabilità dell’acqua, non va meglio. A chi gli chiede se il Comune è in possesso della certificazione di legge (la 31/2001)  il sindaco gira intorno al discorso. “Abbiamo fatto le analisi”. “Ma le certificazioni le ha?”. “Non posso mica chiudere i rubinetti”. In sostanza, Carini non lo sa, o le certificazioni non ci sono. Chiederà ai dirigenti.
Salvatore Milazzo ha la testa ancora alla miracolosa pianta indonesiana. Quella che con i suoi estratti può far viaggiare le auto senza benzina. Come si chiama lo tiene ancora top secret. Magari per lui si prospetta un viaggio in Indonesia. Peccato che poco prima Carini si era definito un “sindaco virtuoso”, perché non era andato a rappresentare la città “né a Shangai né a Bangkok”. Ma qui ci sono le multinazionali del petrolio da sfidare.