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02/04/2012 04:38:10

"Dai boss a Lombardo 700.000 euro". Finocchiaro: "Il Pd deciderà in direzione cosa fare"

 Cosi' la capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, rispondendo alle domande dei giornalisti a Catania sull'imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa disposta dal Gip di Catania per il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo.

Finocchiaro, alla facolta' di Scienze politiche una 'lectio magistralis' sul 'Il Parlamento al tempo del Governo tecnico', a un cronista che ricordava come negli ultimi anni vicende giudiziarie abbiano coinvolto i presidenti della Regione Siciliana, ha risposto: "Non ricordo a memoria tutto, ma il contesto, come diceva Sciascia, e' assai influente".

09,00 - "Hanno ricevuto voti e soldi dai clan». Secondo il gip Luigi Barone, che ha disposto l’imputazione coatta per Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo, il rapporto tra il governatore e Cosa nostra va avanti da un decennio.

Sono queste le accuse che, secondo il giudice, rendono necessario un processo a carico del presidente della Regione.

In attesa di sapere se sarà processato in un’aula di tribunale, Raffaele Lombardo ha deciso di rimettersi al giudizio dell’aula di Palazzo dei Normanni.
E chiede al presidente dell’Ars, Francesco Cascio, la convocazione di Sala d’Ercole per «comunicazioni relative alla vicenda giudiziaria» che lo riguarda.
Un passo ritenuto «doveroso», scrive il governatore nella lettera a Cascio. «Un’esigenza consegnata all’opinione pubblica dalla cronaca di questi giorni».
Lombardo ha scelto, insomma, di seguire le vie istituzionali e di illustrare le sue ragioni al Parlamento siciliano. Un anno e mezzo fa, nella prima fase dell’inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa che coinvolge il presidente e il fratello deputato Angelo, aveva affidato la sua autodifesa a una lunga conferenza stampa, dopo aver utilizzato l’Assemblea per attaccarepresunti «registi» politici diun complotto nei suoi confronti, fra i quali il senatore Firrarello.

Dal quadro degli atti del fascicolo dell’inchiesta Iblis «emerge in tutta nitidezza l’immagine del consolidato rapporto instaurato con gli esponenti più autorevoli di Cosa nostra da Raffaele ed Angelo Lombardo nella loro ascesa politica avvenuta nell’ultimo decennio».
Ecco la valutazione sulla scorta della quale il gip di Catania Luigi Barone ha ordinato alla Procura di formulare per i fratelli Lombardo l’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nelle valutazioni conclusive delle 64 pagine con le quali Barone ha motivato la sua decisione, il giudice scrive che «in tutte le occasioni elettorali i Lombardo non rinunciavano mai a ricorrere all’appoggio di Cosa nostra offrendo, in cambio del sostegno elettorale ottenuto, l’impegno, una volta eletti, di favorire gli interessi dell’organizzazione mafiosa in tutte quelle attività economiche che implicavano per la loro realizzazione di aggiudicazioni, permessi, concessioni o autorizzazioni pubbliche». Nessun dubbio, secondo il gip, che i Lombardo fossero consapevoli della qualità dei loro interlocutori. «La caratura mafiosa dei soggetti che, di volta in volta, erano entrati a contatto con i Lombardo non consente neanche di ipotizzare che questi ultimi ignorassero l’identità dell’organizzazione con cui stipulavano di volta in volta i patti di scambio».