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22/04/2012 04:10:49

Cantieri navali, a Trapani la protesta non si ferma. Gli operai licenziati formano una cooperativa

Non si arrende il “Collettivo dei lavoratori in lotta”, costretto mercoledì mattina fa a interrompere il presidio al Cantiere Navale Trapani, con un blitz all’alba operato da poliziotti, carabinierie finanzieri in assetto antisommossa, coadiuvati dal personale della Guardia Costiera di Trapani.  In tutto, hanno partecipato almeno 40 uomini. Gli operai hanno subito spostato la protesta di fronte la Prefettura ed hanno esposto in questi giorni striscioni e manifesti a sostegno della causa. Sei loro colleghi, invece, hanno preso servizio nella sede di Cnt, assieme ad un cassaintegrato della Satin (società che amministra il cantiere ed ha operato queste prime sei riassunzioni). I sette operatori, tra i quali due ex compagni di lotta del Collettivo, sono stati impiegati in attuazione di un piano industriale che, lo scorso gennaio, ha ricevuto l’avallo dai sindacati confederali e della Failms (seppure quest’ultima abbia sottoscritto “con riserva” l’intesa raggiunta).

«In base all’accordo, altri dieci operai dovrebbero essere riassunti quando inizieranno i lavori di costruzione di un bacino di carenaggio commissionato dalla Marina militare – ricordano i lavoratori in lotta, che invece aderiscono alla Flmu-Cub – e altri 23 nell’eventualità che la Satin si aggiudichi l’appalto per la ristrutturazione del bacino già esistente». Per gli ultimi 16 che erano nell’organico licenziato lo scorso Natale, le uniche speranze di riassunzione sono subordinate a una «verifica piano e portafoglio ordini entro il 15 dicembre 2012 – si legge nell’accordo – ovvero al termine degli investimenti e del piano di formazione del personale in mobilità».

I primi sei riassunti e l’altro dipendente Satin, dovrebbero intanto «ricostituire le condizioni di avvio alla produzione dello stabilimento, ma attualmente stanno facendo soltanto giardinaggio – sostengono i portavoce del Collettivo – perché, tra l’altro, fra loro non c’è neppure un elettricista che possa ripristinare le linee di acqua dolce, aria e acqua salata per l’antincendio, mentre la maggior parte dei macchinari e delle attrezzature è praticamente inutilizzabile».

LA SOLIDARIETA'. Numerosi gli attestati di solidarietà ricevuti dai metalmeccanici “sfrattati”. Il Partito della Rifondazione Comunista - che fin dall’inizio ha appoggiato le rivendicazioni e le battaglie dei dipendenti dei Cantieri Navali di Trapani, ancora una volta si è schierato dalla parte dei lavoratori, ritenendo “ingiustificata l’ azione di forza messa in atto da polizia, carabinieri e Guardia di finanza”.”Rifondazione Comunista - si legge in una nota - continuerà a lottare accanto ai lavoratori, consapevole che nessuno sgombero potrà fermare la nostra battaglia per il lavoro e la dignità”. Solidarietà anche dal gruppo anarchico Salsedo e dall’ Arci. Duro, infine, il commento del coordinamento per la pace di Trapani: “Massima solidarietà - agli operai del Collettivo in lotta sgomberati dal Cantiere Navale di Trapani”.

LA COOPERATIVA. È stata chiamata «Bacino di carenaggio» la società cooperativa nata in seno al «Collettivo dei lavoratori in lotta - Cnt» sulla scia della vertenza
aperta al Cantiere navale Trapani. La nuova realtà sociale è stata costituita da 15 dei 25 operai che hanno presidiato per quasi sette mesi la sede aziendale e che da tre giorni manifestano di fronte alla Prefettura. Aspirano ad ottenere la concessione dell’area demaniale in uso a Cnt. 

IL CORTEO. Ieri  alle 16, c'è stato anche un corteo  per le vie cittadine che ha preso il via da piazza Vittorio Veneto.
L’iniziativa ha avuto il sostegno del circolo Arci «aMalaTesta», del Coordinamento per la pace, dei Giovani comunisti e del gruppo anarchico Andrea Salsedo.


 



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