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23/05/2012 14:05:52

"La cappa" di Giancarlo Mulè

Quando ti stai per avvicinare lo senti,
senti un brivido che pian piano sale dalla schiena fino in testa,
"t'arrizzano i capiddri..."
Vorresti piangere e solo le persone che hai intorno, ti impediscono di farlo...

Il primo segnale che ti dice che sei arrivato, è l'odore dei limoni,
cosi forte e intenso che per un attimo perdi i sensi,
la capacità di intendere e di volere...

Ti abbracci, ti stringi, con il vento in faccia e la madonna a lato,
che ti dice: "turnasti figghio meo"...

Non pensi più a niente, ti dimentichi persino chi sei...sei un'emozione...

Tutto questo ahimè passa velocemente,
tutto d'un tratto, finisce la pelle d'oca,
sai di nuovo chi sei, dove stai andando e perchè stai tornando...

Si comincia a squarciare un cielo grigio, nonostante i 40 gradi,
senti che ti manca l'aria che avevi respirato prima,
ma non è il maledetto scirocco...

ti senti come dentro una cappa di fumo,
una cappa che non ti fa vivere bene,
quindi capisci in fretta che o ti abitui, o te ne vai.

A chi rimane gli si "impregnano" i vestiti di quel fumo anche se non cucinano,
anche se non sono gli chef, i cuochi, gli aiuto-cuochi o semplicemente i lavapiatti,
la cucina è grande e quindi ci stanno dentro tutti anche chi non vi lavora...

Essere siciliano significa essere prigioniero due volte,
sei prigioniero della "cappa" e sei prigioniero della tua terra,
che ogni qualvolta sembra te ne stia dimenticando,lei ti richiama,
e non c'è mai stato siciliano che abbia resistito al richiamo...

Forse ti richiama semplicemente per spegnere la cappa e aprire le finestre..