Caradonna non potendo stare a Marsala è stato trasferito a Santa Ninfa. I cittadini però non hanno preso di buon occhio la presenza del prete. E si è scatenato il putiferio.
Caradonna è stato sospeso da amministratore parrocchiale ma può comunque svolgere tutte le attività che competono il suo ministero. Prima di prendere servizio a Santa Ninfa, il prete della parrocchia “Cristo risorto”, don Franco Caruso, ha informato sia il consiglio pastorale parrocchiale che il sindaco Paolo Pellicane dell’arrivo di Caradonna.
Ai cittadini però la cosa non è andata giù. E i malumori in questi giorni sono cresciuti. Sul gruppo Facebook della città parecchi utenti non le hanno mandate a dire né a Caradonna né a chi ha deciso di stanziarlo a Santa Ninfa. Parole pesanti per il sacerdote che si sta difendendo nel processo in cui è imputato per tentata violenza sessuale ai danni di un ragazzo maggiorenne. Tant’è che lo stesso Caradonna è intervenuto su Facebook tentando di difendersi dai commenti degli utenti che sapevano di processo sommario. Prima cita l’articolo 595 del codice penale, quello sulla diffamazione: un avviso ai naviganti. Poi cita alcuni passi del Vangelo “con la misura con cui giudicate, sarete giudicati voi in cambio". Alla fine decide di non rispondere più: “ai posteri l’ardua sentenza”.
L’ex parroco della chiesa di San Leonardo, ha sempre respinto tutte le accuse avanzate da Paolo L.C., il ragazzo marsalese che lo ha portato in tribunale. Lo accusa di averlo invitato a casa e di avergli offerto un caffè con del sonnifero per poi aver tentato di violentarlo. I fatti risalgono al 2005. "Nulla di vero - ha sempre replicato la difesa di Caradonna - perchè non ha senso mettere del calmante in una sostanza di per sè eccitante come il caffè”. Per la difesa la vittima si sarebbe inventata tutto: vuole solo spillare soldi al prete. “La rettoscopia effettuata - dichiara il legale - ha dimostrato che l’accusatore di Don Vito non ha mai subito violenza di alcun tipo”.
Caradonna è inoltre indagato per appropriazione indebita, truffa e circonvenzione di incapace, da qui è partito il divieto di dimora a Marsala. Secondo gli inquirenti Caradonna si sarebbe fatto dare da un ex militare in congedo con problemi psichici la somma di 70 mila euro per spenderli ai Gratta e vinci.