La misura non potrà che avere effetti ulteriormente deprimenti su un mercato dell'auto già in profonda crisi, i cui listini rincareranno automaticamente a partire da luglio. Tuttavia, l'aumento coinvolgerà anche chi l'auto l'avrà prenotata prima e la ritirerà dopo l'entrata in vigore della nuova aliquota, poiché conta la data di fatturazione e non quella d'acquisto.
Benché in passato fosse stato ipotizzato che l'aumento avrebbe dovuto essere di due punti percentuali e non di uno solo, l'annunciato ritocco dell'aliquota ha provocato ugualmente l'immediata reazione di Federauto, l'associazione che rappresenta i concessionari di veicoli di tutte le marche il cui presidente, Filippo Pavan Bernacchi, non ha risparmiato l'ennesima fiala di vetriolo lanciata in faccia al Governo: "Siamo allibiti – ha commentato – anche perché il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, aveva più volte promesso che avrebbero fatto di tutto per evitare l'aumento.
La nostra è un'economia basata sui consumi e la politica fiscale del Governo Monti ha colpito e colpisce i consumi, causando la moria di centinaia di migliaia di imprese. Tutto questo produce disoccupati a ciclo continuo. L'Iva su un autoveicolo pesa in media 220 euro per ogni punto percentuale di aumento. Con questa coltellata alle spalle, un cliente pagherà quindi l'auto 440 euro in più rispetto all'era pre-Monti. Già nel settembre 2011 il premier aveva varato l'aumento dell'Iva dall'attuale 20 al 21%. "E infatti - ha proseguito Pavan Bernacchi - dal 2007 a oggi il mercato dell'auto ha perso il 40%, e le nostre aziende stanno morendo, con 220mila posti di lavoro a rischio. Quest'anno si venderanno meno di un milione di auto ai privati. Un dato che per la filiera dell'automotive italiana fa impallidire la profezia dei Maya. È chiaro che il Paese cadrà ancora di più in recessione".
Pavan Bernacchi non ha mancato di "smontare" il provvedimento che ha addolcito l'amara pillola dell'Iva, cioè il calo dell'Irpef, giudicato "fumo negli occhi per i cittadini, che però non si fanno più abbindolare", e ha lanciato l'ennesima frecciata contro il provvedimento di incentivazione dei veicoli a basso impatto ambientale recentemente varato dal Governo: "Tutta la filiera non lo vuole.
Proponiamo ancora di bloccarlo e di destinare quei milioni di euro ai terremotati o ad abbassare le accise sui carburanti". Infine, il presidente ha lanciato uno dei suoi innumerevoli inviti (finora caduti pressoché nel vuoto) affinché il Governo si sieda intono a un tavolo con i rappresentanti della filiera dell'auto, chiedendosi polemicamente: "Quando troveremo interlocutori che sono disposti a ragionare senza preconcetti per ridisegnare la mobilità del futuro?".
Sole24ore