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12/01/2013 05:43:48

Edilizia. Persi negli ultimi tre anni in Sicilia 40.000 posti di lavoro

E’ il segretario generale della Filca Cisl Sicilia, Santino Barbera, a diffondere il dato allarmante sull’occupazione nel settore delle costruzioni nell’Isola. “Una vera e propria Caporetto: gli edili rappresentavano il 25% del Pil, adesso siamo ai minimi storici”, aggiunge Barbera. Quello del segretario regionale della Federazione Edili della Cisl è un appello per una situazione ormai precipitata. “La Politica siciliana si rimetta in moto. C’è troppo silenzio, anche da parte del Presidente Crocetta, sui temi del lavoro, del lavoro produttivo, quello che crea ricchezza e sviluppo per le comunità, il lavoro che deve valorizzare i lavoratori e le imprese private che rischiano in prima persona e che invece sono state lasciate sole”.

Barbera sottolinea come la fase di caduta di un settore agonizzante non si è fermata ma nei Palazzi di Governo “si pensa già alla prossima tornata elettorale. La Sicilia e i siciliani – sostiene il segretario generale della Filca siciliana – siciliani hanno bisogno di un governo regionale che programmi lo sviluppo. Il tema del lavoro, il rilancio del settore edile devono essere tra le priorità del nuovo Governo regionale. La Sicilia conta 5 milioni di abitanti, ospita 2 milioni di famiglie, l’età media è di 41,3 anni: il reddito medio pro capite è di poco superiore ai 7 mila e 500 euro. Serve una vera e seria programmazione del futuro, investire nelle infrastrutture che servono alla nostra Regione, per completare una fotografia di come dobbiamo o vogliamo essere nei prossimi cinque anni”.

La Filca Cisl Sicilia è pronta a una grande mobilitazione per scuotere le coscienze di una politica sonnolente capace solo di occuparsi di altro.

Serve un’accelerazione a tutte le opere pubbliche di grosse dimensioni in essere, ma che stanno subendo dei ritardi enormi nella loro esecuzione, quali la Agrigento – Caltanissetta, la Santo Stefano di Camastra – Gela (Nord/Sud), con cantieri aperti da diverso tempo ma opere ferme, e lavoratori in cassa integrazione, situazioni dove la collettività perde due volte, la prima perché si ritarda la costruzione di opere importanti per lo sviluppo e l’altra non meno importante l’aspetto dei lavoratori che pur assunti sono obbligati a rimanere a casa inutilizzati in cassa integrazione con una perdita secca sul loro salario del 40%, e a carico delle casse statali senza capirne i motivi e la lentezza amministrativa per la risoluzione dei problemi del caso.

E purtroppo queste sono solo le opere più eclatanti, ma esistono centinaia di questi casi nella nostra Regione, migliaia di lavoratori in questo stato, e una politica che non affronta e risolve i problemi.

Per i rappresentanti dei lavoratori edili serve un’accelerazione per il completamento delle grandi opere pubbliche che stanno subendo ritardi enormi nella loro esecuzione, come la Agrigento – Caltanissetta, la Santo Stefano di Camastra – Gela (Nord/Sud), con cantieri aperti da diverso tempo ma opere ferme e lavoratori in cassa integrazione. “Qui – aggiunge Barbera – la collettività perde due volte, perché si ritarda la costruzione di opere importanti per lo sviluppo e i lavoratori costretti in cassa integrazione con una perdita secca sul loro salario del 40% e a carico delle casse statali. Purtroppo queste sono solo le opere più eclatanti ma esistono centinaia di casi e migliaia di lavoratori coinvolti in situazioni simili”.

La Filca ha chiesto un incontro al Presidente Crocetta affinché per istituire un Tavolo tecnico attorno al quale si discuta della “white list” per il settore delle costruzioni e della stazione Appaltante Unica Regionale. “Abbiamo una legge degli appalti che privilegia l’offerta economicamente più vantaggiosa e vi sono risorse comunitarie: è giunta l’ora di pianificare il futuro sviluppo della nostra Regione. Bisogna – conclude Barbera – favorire lo sviluppo economico e sociale di una regione con potenzialità di sviluppo inespresse. Il processo di crescita, per la Filca, si accompagna rilanciando il tema delle grandi infrastrutture che resta il nodo cruciale di tutto il territorio insieme alla viabilità interna di ogni provincia costretta a convivere con un asse viario fatiscente e obsoleto. A questo si deve affiancare la lotta senza confine al lavoro nero e irregolare, perché la legalità contrattuale, la legalità contributiva, diventino regole di vita quotidiana e non parole che servono solo a strappare applausi”.