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14/06/2013 04:08:47

Le Torri rusticane, testimonianze di millenari insediamenti di popoli in provincia di Trapani

Anche in non addetti ai lavori, turisti ed escursionisti, sanno  che esse furono costruite per arginare le ondate delle incursioni dei corsari barbareschi. Costituivano non solo il sistema difensivo, ma anche quello della comunicazione (un messaggio, attraverso segnali luminosi poteva fare il periplo della Trinacria nello spazio di un solo giorno). Molto poco invece si sa ed è stato scritto sulle Torri rusticane, di campagna o feudali, come altri le ha definite. A colmare la lacuna sta ora provvedendo l’architetto Maria Antonina Altese, direttore del Gruppo Archeologico Drepanon, riprendendo un vecchio progetto del 2006  ideato dal prof Antonino Filippi e rimasto fino ad oggi nel cassetto. Si tratta di uno studio riguardante appunto le Torri rusticane         dell’entroterra ericino-drepanitano. In questa esaltante impresa si tenterà di coinvolgere anche i giovani studenti. Antonina Altese ci tiene a precisarlo. Tenuto conto della sua attività di insegnante, ha pensato bene di coinvolgere i giovani “per attivare un interesse responsabile verso il patrimonio artistico -culturale e naturalistico locale, avvicinare gli allievi alla lettura del territorio con spirito indagatore, promuovere il confronto e l’orientamento dell’allievo con le realtà extrascolastiche e sviluppare il senso civico attraverso la consapevolezza delle proprie radici culturali.”  A dare un notevole contributo per la realizzazione del progetto è stato l’ingegnere Pietro Barbera, docente presso l’Istituto Tecnico per Geometri “G.B. Amico” di Trapani coadiuvato dagli insegnanti Alberto Spada,  Angelo Vitale. Il compito degli allievi geometri è stato l’allestimento di un rilievo architettonicodelle quattro torri individuate. Contemporaneamente ad alcuni allievi della Scuola Secondaria di 1° Grado “A. De Stefano” di Erice è stata data l’opportunità di assistere ad alcune fasi della realizzazione del grafico architettonico. All’equipe si è aggiunto, infine, Giovanni Montanti, noto regista di documentari. Ha curato la registrazione delle attività dei giovani “studiosi” e “progettisti” mentre svolgevano il rilievo architettonico delle quattro torri rusticane prese in esame. Con questa ricognizione si vuole ricostruire la memoria storica delle torri dell’entroterra trapanese, attraverso una schedatura scientifica  che preveda la ricostruzione di notizie storiche e artistiche e la  rilevazione delle condizioni in cui versano le torri antiche. Molte di esse sono state inglobate, nel tempo, in altre strutture architettoniche. Alla fine dei lavori l’intera schedatura verrà inserita al Centro per il Catalogo della Regione Sicilia. Un cosa è certa. Le torri dell’entroterra ebbero la massima diffusione nel XV secolo. Erano centri organizzati per resistere a brevi assedi e per la difesa dalle incursioni saracene, ma soprattutto per il controllo delle colture (vigneti e uliveti) dei feudi o per il magazzinaggio delle derrate agricole. Costituiscono oggi queste vestigia architettoniche del basso medio evo la testimonianza della nascita dei ceti medi e della feudalità minore in Sicilia. La Torre del Ponte di Salemi, sull’omonima strada provinciale, a qualche chilometro dal capoluogo, ne rappresenta la tipologia più eloquente. Alla forma strutturale molto antica in alcune di esse  sono state aggiunti, nel corso dei secoli, elementi nuovi. In alcuni casi si sono trasformati in agglomerati del tipo a corte con al centro la torre originaria chiamati comunemente Bagli, comprendenti magazzini, le abitazioni dei mezzadri e le dimore dei signori.

La dinamica Maria Antonina Altese ci tiene asottolineare che in questa prima fase si sono studiate e rilevate oltre alla Torre Ponte Salemi, la Torre Xitta, la Torre Misiliscemi e la Torre Misiligiafari. Lo scopoè di  riappropriarsi culturalmente di beni architettonici e monumentali di grande importanza storica, culturale. Ma c’è di più. Si vuole comprendere se e come i siti occupati dalle torri siano stati in età antica, a loro volta, sedi di stanziamenti delle popolazioni elime, greche, puniche, romane, bizantine che nel corso di due millenni si sono succedute in quest’area del mediterraneo. Intanto le schede contenenti i dati raccolti, i documenti di archivio, i rilievi grafici e fotografici e le riprese televisive saranno oggetto di pubblicazione in diversi volumi. Una operazione, come si vede, di grande validità e qualità, a cui la politica dovrebbe prestare una doverosa attenzione. Auspichiamo quindi che non abbia il triste destino, come purtroppo è avvenuto in Sicilia per tante altre simili iniziative, di ritornare ad essere rinchiuso in qualche polveroso cassetto.

 

Franco Lo Re