Condanne per quasi cento anni di carcere sono state invocate dal pm della Dda Pierangelo Padova nel processo che, davanti il Tribunale di Marsala, vede imputate sette persone coinvolte nell’operazione antimafia ‘’Campus Belli’’, del 16 dicembre 2011. Tra gli arrestati, allora, anche il sindaco in carica Ciro Caravà, a capo di una giunta di centrosinistra. Per Caravà il pm ha chiesto 18 anni di carcere. Dalle indagini, infatti, è emerso che l’allora sindaco di Campobello, nonostante le pubbliche dichiarazioni contro la mafia e la partecipazione a manifestazioni in favore della legalità, intratteneva rapporti con esponenti della locale famiglia mafiosa capeggiata da Leonardo Bonafede, 81 anni, anch’egli imputato assieme a Cataldo La Rosa, di 48 anni, e Simone Mangiaracina, di 76, considerati il “braccio operativo” dell’anziano boss, a Gaspare Lipari, di 46, che avrebbe svolto una funzione di “collegamento” tra il sindaco e il capomafia, ad Antonino Moceri, di 62, e ad Antonio Tancredi, di 53. Gli ultimi due, imprenditori del settore olivicolo, sono accusati, come Caravà, di concorso esterno in associazione mafiosa. Queste le altre richieste del pm: condanna a 20 anni di carcere per Mangiaracina, 18 anni La Rosa, 16 per Lipari, 15 ciascuno per Moceri e Tancredi e 6 anni per Bonafede. Quest’ultimo, già condannato in passato per associazione mafiosa, è accusato ‘’solo’’ di intestazione fittizia di beni. Secondo gli investigatori, i due imprenditori fornirono ‘’consapevolmente’’ alla locale famiglia mafiosa un contributo all’infiltrazione nel settore dell’olivicoltura. Sottolineando la ‘’centralità’’ della figura di Leonardo Bonafede, il pm Padova ha evidenziato come la famiglia mafiosa belicina abbia operato per controllare varie attività: dal movimento terra al commercio olivicolo, con relativi canali di finanziamento, attraverso trattative avviate con i castelvetranesi Giuseppe Grigoli e Salvatore Messina Denaro, e riscossione crediti. Il rappresentante dell’accusa ha tratteggiato anche la figura del deceduto maresciallo Giovanni Buracci. . Il 23 è il 30 gennaio terranno le loro arringhe gli avvocati difensori. Il 6 febbraio potrebbe essere emessa la sentenza. Parti civili nel processo sono il Comune di Campobello di Mazara e le associazioni antiracket di Trapani, Marsala, Mazara e Alcamo e il Centro “Pio La Torre”. Tra i legali di parte civile, il trapanese Giuseppe Novara e il marsalese Giuseppe Gandolfo.