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21/03/2014 13:57:00

La Crimea verso la Grande Madre Russia

di Leonardo Agate.  La Crisi in Crimea, che sta entrando nella Federazione Russa, ha denotato una grande dose di politica reale di Vladimir Putin e una corrispondente debolezza del pensiero americano ed europeo. Innanzi tutto le sanzioni decise dal gruppo Usa - UE non sono in grado di intimorire il nuovo Zar. L'import - export Russia - Europa é tutto ancorato al gas che la Russia offre. L'economia di alcuni Stati europei dipende in buona misura dall'utilizzazione di quel gas. L'Italia, per quel che più direttamente ci riguarda, utilizza quel gas per sopperire a un quarto del suo bisogno. E' vero pure che ci sono ingenti capitali europei che in Russia o in Paesi delle Federazione Russa hanno permesso il sorgere di fabbriche. Le sanzioni occidentali potrebbero mettere a rischio la fornitura di gas e quelle attività. Ci sono Stati che riguardo alla Russia hanno meno remore nel chiedere la mano forte. Ma questi Stati . Francia, Inghilterra, Polonia - ci aiuteranno se dovessimo avere bisogno della loro collaborazione per spese di valore ingente? Per noi italiani é importante che le contro - sanzioni russe non ci mettano in ginocchio, in modo da dover chiedere il sostegno dei Paesi confratelli. Ciò avrebbe un altro risvolto negativo. Se adesso non possiamo superare certi parametri di spesa imposti dall'Unione, con il nostro consenso, figuriamoci come sarà più dura la Germania quando dovrà sostenerci per una nuova avversità.
La politica adottata dall'Occidente riguardo alla crisi crimeana denota un asservimento alle intenzioni di Washinton. Gli americani sono meno idonei di noi a capire la situazione europea. L'Europa finge di non riconoscerlo e si fa trascinare. Ad eccezione della Germania, dove Angela Merkel é stata la meno dura verso Putin e ha tentato possibili mediazioni, rendendosi conto che la guerra fredda non porta da nessuna parte. A dire il vero Matteo Renzi é stato tiepido riguardo alle politica contro Putin. Ma troppo tiepido. Era l'occasione di far sentire la sua voce per una soluzione meno rischiosa. Non basta essere autorevoli nell'UE nel chiedere più accomodanti limiti finanziari dell'Italia. Era l'occasione buona per dire la nostra sui conflitti internazionali che, come oggi, intervengono di tanto in tanto tra Paesi che rientrano nel blocco ideale di spartizione delle aree di influenza.
Il plebiscito crimeano in favore dell'annessione alla Grande Madre di Mosca non é il risultato di manipolazioni poliziesche filo russe per decidere l'esito della votazione. Il 60% della popolazione della penisola é di origine russa e parla come prima lingua il russo. La Crimea é russa fina da quando lo Zar Alessandro II vi é arrivato con le sue truppe. Quando Crusciov , nel 1954, in vena di rinnovamento e aiutato da qualche bicchierino di vodka, l'ha trasformata in unico Stato nell'Ucraina, non é cambiato il tessuto umano di milioni di abitanti. Era costituito da milioni di russi trasferiti di forza al lavoro e ai posti di comando in quella lontana, ma strategica sede della flotta russa, con accesso al Mediterraneo. In quella penisola i moscoviti andavano a fare le vacanze rilassanti. Il nostro Togliatti vi andò a morire, e vi scrisse il suo testamento spirituale.
Il colpo di stato che ha deposto il filo sovietico, ladrone a affamatore del popolo, Victor Yaunovich, sostituendolo con il nuovo traballante Alecsander Turchinov, non ha apportato alcun beneficio alla popolazione russofona. Se con il vecchio dittatorello si perdeva il potere d'acquisto dei lavoratori, almeno non si mettevano in discussione i loro sentimenti russofili. Con il nuovo presidente la situazione economico - sociale non é cambiata, ma é stata messa in discussione la loro identità. La lingua ucraina avrebbe dovuto sostituire il vecchio idioma russo. La popolazione di origine russa della Crimea spera, con l'annessione a Mosca, di migliorare le proprie condizioni e di essere maggiormente considerata.
Obama, che ha trascinato i paesi europei, qualcuno suo malgrado e con danno, soffre la lontananza dalla realtà europea e scotta l'ostacolo che gli viene dalla scarsa esperienza storica. Presidente del più potente Stato del pianeta, pensa di poter condizionare lo sviluppo delle crisi internazionali applicando un criterio troppo recente per essere realmente operativo. La nuova frontiera dell'attivismo americano in politica internazionale, dalla seconda guerra mondiale in poi, soffre di una carenza di fondo. Le manca la contezza più larga che si dovrebbe avere nei riguardi delle situazioni che derivano da fatti risalenti a secoli addietro. E' troppo giovane, la democrazia americana, per capirlo. E il presidente americano, le cui origini americane sono più recenti dei pionieri della Mayflower sbarcati nel Settecento sulle coste del Nuovo Continente, capisce ancora di meno di quanto avrebbe potuto capire un presidente di più antico lignaggio.
Le sanzioni adottate da S.U e UE sono state definite da Putin "ridicole". Realmente lo sono se si pensa ai risultati che potranno avere.



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