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30/06/2014 15:27:00

Il direttore del Corriere, De Bortoli, deferito al Consiglio dell'Ordine dei giornalisti

 di Leonardo Agate  - Sono cazzi amari per Ferruccio de Bortoli, direttore del Corrierone. Ha pubblicato sul giornale un'intera pagina di solidarietà a Marcello Dell'Utri, condannato definitivamente a sette anni di carcere per appoggio esterno all'associazione mafiosa. Insomma non é un mafioso, ma ha appoggiato la mafia. E' un reato che, da quando é stato introdotto nel codice, ha suscitato più che una meraviglia critica da parte di giuristi e costituzionalisti. Lascia troppa discrezione ai magistrati, nell'individuarlo e quindi sanzionarlo, con pene talmente severe che a volte si danno per gli omicidi. Ma il reato é previsto, e Dell'Utri c'é incappato. In questo reato avrebbe potuto incapparci anche mio padre, che passando per Piazza Loggia - io bambino alla sua mano - veniva talvolta invitato da don Mariano Licari, capomafia marsalese, a prendere insieme un caffè. E ricordo i complimenti che mi faceva il vecchio boss, e le domande su quello che avrei voluto fare da grande. Il gelato per me non mancava. Si poteva pensare, se allora ci fossero state le telecamere a riprenderci, che mio padre fosse vicino al boss. Se ci fosse stato già allora il reato di appoggio esterno alla mafia, é possibile che avremmo dovuto difenderci da un'informazione di garanzia. Mio padre avrebbe detto, come era la verità, che gli sembrava scortese non rispondere alla chiamata di un conoscente. D'altra parte, cosa avrebbe potuto rispondergli: "Sei in odore di mafia, e quindi non prendo un caffé con te "? Ma ora ci sono le telecamere e le microspie, e Dell'Utri starà dentro sette anni.

Cosa c'entra de Bortoli con tutto questo? C'entra, e vi dirò perché. La pagina pro Dell'Utri, pubblicata sul Corriere é stata acquista da suoi amici, ed é stata riempita di pizzini di solidarietà. Fra i firmatari dei pizzini ci sono persone vecchi collaboratori, amici e conoscenti. Ma sembra che in questo Paese di merda non sia più possibile esprimere liberamente i propri sentimenti. Allora, il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Gabriele Dossena, ha inviato una lettera al cdr del giornale, avvisando che sottoporrà il caso al Consiglio dell'ordine, per accertare eventuali mancanze del direttore e sottoporlo ai provvedimenti disciplinari.

Ferruccio de Bortoli é sempre stato un attento seguace del trend giornalistico filo establishment. Per questo gli é stata conferita per due volte la direzione del Corriere. Sempre misurato nel parlare e nello scrivere, al massimo ha permesso che giornalisti di via Solferino fuori del coro criticassero aspramente il sistema. Ma il permesso l'hanno avuto solo pochi giornalisti, come Piero Ostellino, sparuta minoranza rispetto ai colleghi giustizialisti e cantori nel coro del "Dài al capro espiatorio". De Bortoli, personalmente, non ha mai sgarrato una virgola, rispetto al canto corale. Ma stavolta una piccola disattenzione, che non gli ha fatto bloccare la pubblicazione della pagina pro Dell'Utri, gli fa rischiare un provvedimento disciplinare di non poco conto. E non sappiamo ancora se la magistratura non vorrà pure incriminarlo per "appoggio esterno all'associazione mafiosa".

Povera Italia, che non sa come difendersi dai mali collettivi, se non colpendo le sviste dei direttori di giornali. Il grande problema irrisolto della giustizia, che si trascina da alcuni decenni, senza che il Parlamento lo sappia affrontare, viene trascurato, volgendo l'attenzione alle sviste dei giornalisti, alla presunta etica offesa, mentre sono le più alte istituzioni a peccare di superficialità e menefreghismo.

" Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere, non donna di province, ma bordello!" per citare un antenato di questa Patria senza più padri.