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19/07/2014 21:43:00

Il Sindaco è ferito, tutti addosso al Sindaco

di Leonardo Agate.    Per il segretario cittadino del Pd, Alberto Di Girolamo - secondo la cronaca riportata da questo giornale - "la situazione politica é grave". Ha perfettamente ragione. La sentenza con la quale il sindaco, Giulia Adamo, é stata condannata per tentata concussione, in riforma di due precedenti sentenze di assoluzione, e dopo il passaggio per la Cassazione che rinviò a nuovo giudizio l'esito della seconda assoluzione, ha scombussolato i già precari equilibri politici cittadini. Nel trarne le conseguenze, il sindaco, al solito, si é dimostrata più pronta dei suoi avversari, che sono quelli della minoranza, ma anche alcuni della maggioranza.

In qualunque vuoto di potere, sono tanti i pretendenti a occuparlo. Se il sindaco avesse aspettato a mutare la composizione della giunta, le manovre interessate degli avversari di tutte le risme l'avrebbero costretta all'angolo. Invece lei, in previsione della sua interdizione, ha già trasmesso, a tamburo battente, le sue funzioni al più fidato dei suoi assessori, Benedetto Musillami. Nominando vice sindaco il suo braccio destro, ha messo tutti davanti al fatto compiuto.

Non é detto che il prefetto e l'assessore regionale siano dell'opinione degli adamiani, che ritengono sussistere il potere sindacale in capo al primo cittadino fino alla notifica del provvedimento di interdizione dai pubblici uffici. In questa patria del diritto, é opinabile anche l'opinione opposta che la decadenza sia automatica, dal momento della lettura della sentenza, che é avvenuta. Lascio ai giuristi di risolvere il problema giuridico, io non ne ho la competenza. Riguardo a quello che sta avvenendo, invece, mi sento in diritto, come tutti gli altri cittadini, di dire la mia.

La situazione é grave, ma non é seria. Innanzi tutto, non é seria la norma che ha consentito di arrivare, fino a questo punto, a quattro gradi di giudizio - Tribunale, Corte di appello, Cassazione, nuova Corte di appello, con due sentenze di assoluzione e una di rinvio - per un reato realizzato nove anni fa, nell'anno di grazia 2005, quando l'attuale sindaco ricopriva la carica di presidente della Provincia.

Non é nemmeno serio il comportamento dei consiglieri comunali che vogliono approfittare di questa caduta del sindaco per riposizionarsi meglio. Dopo due anni di amministrazione Adamo, in cui il sindaco li ha snobbati, lasciandoli spesso nel desiderio inappagato, ripetuto ad ogni consiglio, di averla tra di loro, adesso che la vedono in difficoltà non gli sembra vero di poter dire: avevamo ragione noi a criticarla, era una poco di buono.

A parte il fatto che anche questa sentenza di condanna potrà essere ricorsa in Cassazione, non si vede di cosa ci sia da essere soddisfatti. La minoranza consiliare, che di semestre in semestre é diventata della stessa entità della originaria maggioranza, per defezioni di questa, a parte sbraitare non ha saputo ostacolare il corso amministrativo che protestava di non gradire. Perché? Semplice, perché se il consiglio non avesse approvato i bilanci preventivi e i rendiconti amministrativi sarebbe scattata la tagliola delle diffide regionali, con il conseguente scioglimento del consiglio, e tutti a casa. E chi glielo faceva fare ai nostri rappresentanti consiliari di rischiare di andarsene tutti a casa quattro o tre anni prima della fine del mandato? Ma scherziamo? Ognuno di loro tiene famiglia, e sedendo a sala delle Lapidi c'é sempre da sperare in qualcosa. Quello in cui si spera a volte é poca cosa, come un incarico per un parente o un amico, l'illuminazione di una via in campagna che fa meravigliare i francesi quando la notte vedono tutto questo spreco di luminarie campagnole, il modesto gettone di presenza per le sedute consiliari, e via di questo passo. Ma può succedere pure - di tanto in tanto é successo nel corso delle amministrazioni cittadine - che ci possa sedere a un tavolo meglio imbandito.

Insomma, l'assioma consiliare, più forte di qualsiasi giuramento di fedeltà alla Costituzione, alla Repubblica e alla Regione, sembra essere questo: nel groviglio del do ut des ( latino che significa: io do una cosa a te, tu dai una cosa a me), si può realizzare di tutto e di più, meglio sbraitare e non mordere, stare vigili nell'attesa, come é stato fatto per due anni e oltre.

E si può fare ora pure buona figura ergendosi a paladini della moralità, di fronte al sindaco ferito.