Sulla vita e sulla carriera di Patrice Evra si potrebbe scrivere un romanzo. Sicuramente d’avventura. Padre guineano, made capoverdiana ma nato in Senegal, Evra cresce nella banlieu parigina dove il calcio è la via di fuga principale da una realtà complessa e difficile.
Proprio qui viene notato da un ristoratore italiano che gli propone di trasferirsi in Italia per fare un provino con la primavera del Torino. Evra convince la madre restìa e parte. Direzione Torino.
Tuttavia, Patrice non vestirà mai la maglia granata perché poco prima arriva la chiamata del Marsala.
Lo vogliono in prima squadra in serie C1. Lui accetta senza riserve.
Era il lontano 1998 quando il giovane Patrice arrivava a Marsala per iniziare quella che si rivelerà una gloriosa carriera da professionista.
Piccolo, magro e spaesato si presenta alla corte di mister Agatino Cuttone come un’ala sinistra in grado di saltare l’uomo.
L’inserimento nella nuova realtà è positivo, soprattutto grazie all’accoglienza calorosa della gente.
A fine stagione saranno sei i gol realizzati in 27 presenze totali con la maglia lilibetana.
Quanto basta per farlo diventare il beniamino della tifoseria e di tutta la città.
In un’intervista rilasciati pochi giorni fa, ricorda con un sorriso sulle labbra quell’anno passato in Sicilia: “La gente era così calda, s'affacciava al balcone e mi invitava a pranzo. Ero figlio di tutti. A quei mesi sono legati i ricordi più belli, anche se pregavo che le partite durassero in eterno perché quando l'arbitro fischiava la fine mi veniva il magone e piangevo, come piangeva mia mamma quando mi tagliava i petti di pollo da mettere in freezer. Ma il giorno in cui mi misi davanti allo specchio con la prima divisa del Marsala non lo scorderò mai. Quel giorno fu Natale, per me"
Sono parole al miele, quelle pronunciate dal campione francese che non dimentica dove è iniziato tutto.
A Marsala Evra era arrivato dopo uno dei periodi più difficili della sua vita, come ricorda egli stesso: “A Torino rimasi due settimane in pensionato, c'era una signora che ci faceva da mamma, ma ero sempre triste. Un giorno arrivò il ds del Marsala: verresti da noi? Dissi subito di sì”.
L’avventura di Evra con la maglia biancazzurra dura soltanto il tempo di una stagione; verrà ceduto al Monza nell’estate del 1999. Da quel momento in poi inizierà la sua grande carriera.
A Marsala Evra non è più tornato ma, promette, lo farà presto. E Patrice Evra è uno che le promesse le mantiene.
Si era promesso ed aveva promesso a chi lo conosceva che un giorno sarebbe diventato un calciatore, sebbene molti non lo prendessero in considerazione per via della sua struttura fisica gracile.
Ci è riuscito. E adesso, dopo una Champions League, cinque Premier League e molti altri titoli vinti con la maglia del Manchester United, e dopo aver coronato il sogno di vestire la maglia della nazionale francese e di portarne la fascia di capitano, Evra ha deciso di ricominciare dalla Juventus. Ha deciso di ricominciare dall’Italia.
Patrice Evra non dimentica Marsala, a cui lega i suoi ricordi più belli, e Marsala non lo dimentica.
Sono passati 16 anni da quando “cioccolatino azzurro”, così veniva chiamato dai tifosi, incantava lo stadio con le sue giocate.
Adesso i palcoscenici sono diversi ma, oggi come allora, la Marsala calcistica si coccola il suo gioiello più prezioso. In attesa di poter abbracciarlo di nuovo.