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04/02/2015 06:45:00

Diffamazione al "mafioso". Cominciato il processo al giornalista Rino Giacalone

 E' iniziato nella mattinata di ieri il processo che vede imputato dinanzi al Tribunale di Trapani il giornalista Rino Giacalone. Si tratta del procedimento per «diffamazione a mezzo stampa» scaturito da una querela mossa da Rosa Pace, vedova di Mariano Agate, capomafia di Mazara del Vallo deceduto per cause naturali nell'aprile 2013. Nell'articolo pubblicato sul blog Malitalia, ed intitolato «Don Mariano Agate è arrivato al capolinea» il giornalista ripercorreva il palmares criminale del boss mazarese, etichettandolo come «un pezzo di merda». Nell'immediato la vedova del boss – per 20 anni al 41 bis per vari reati, fra i quali l'omicidio Ciaccio Montalto, l'omicidio Lipari e la strage di Capaci – aveva storto il naso annunciando querela per diffamazione, mentre a sostegno del giornalista erano intervenuti i familiari delle vittime di mafia rivendicando «che i cosiddetti uomini d’onore, in realtà, non hanno nessun onore».

E' dello scorso ottobre invece la citazione diretta in giudizio per diffamazione disposta dal pm Franco Belvisi. «Mi chiedo quale reputazione da vantare poteva avere il mafioso condannato Mariano Agate – ha dichiarato Rino Giacalone - e quale reputazione voglia difendere la sua vedova. Non ritengo che nel caso di Agate ci possa mai essere una reputazione da difendere». Ieri ha avuto inizio la discussione pubblica dinanzi al giudice monocratico, Gianluigi Visco. La prima udienza ha visto svolgersi le procedure di rito, con la costituzione di parte civile di Rosa Pace, vedova di Mariano Agate, assistita dall'avvocato Celestino Cardinale. La difesa di Giacalone è invece rappresentata Carmelo Miceli e Enza Rando, quest’ultima appartenente all’ufficio legale dell’associazione Libera. In aula erano presenti diverse sigle associative tra cui il gruppo «Rita Atria» delle Agende Rosse. Nella prossima udienza, che si svolgerà il 12 maggio, verranno ascoltati l'imputato Rino Giacalone ed alcuni testimoni proposti dal pm e dalla parte civile.

Marco Bova