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05/04/2015 06:40:00

Marsala, la farsa del Padre nostro, quello che non vediamo nella religiosità da cortile...

 Ero a Como, giovedì, a parlare del mio libro. Pomeriggio d'incanto, sul lago. Facevo, con le persone venute ad ascoltarmi, tutti i miei soliti ragionamenti sulla memoria, l'attenzione, la distrazione, ma la coda dell'occhio mi cadeva sul telefonino che vibrava di chiamate e messaggini come non mai. Che sarà successo a Marsala, mi chiedevo. Si è dimesso il Sindaco? Non ce l'abbiamo. Ignazio Boschetto ha vinto un altro Festival? Non mi pare. La processione, poi ho pensato, oggi è Giovedì Santo e c'è la processione. Sarà successo qualcosa, qualcosa di grave. E cos'era successo in effetti? Niente di meno che l'ammutinamento degli attori che interpretavano i dodici apostoli. I quali stavano recitando il Padre nostro, la più bella tra le preghiere, in una scena che era un classico fino a pochi anni fa della processione di Marsala. "Era" perchè poi il Vescovo Mogavero ha voluto mettere un po' d'ordine in una manifestazione che negli anni, tra la creatività dei registi locali e l'esuberanza di certi attori per un giorno, era diventata in parte una specie di parodia della Passione di Mel Gibson. E così Mogavero aveva spiegato a tutti che, tradizione alla mano, se si parla di "passione" tecnicamente alcune cose non vanno bene, e, ad esempio, la scena della preghiera del Padre Nostro che Gesù insegna agli apostoli non c'entra un tubo. Giovedì, l'ammutinamento. Gli attori per un giorno si sono preparati un anno, di nascosto, per farla lo stesso, questa scena del Padre Nostro. Ma un responsabile della parrocchia li ha visti, ripresi, rimproverati aspramente tra migliaia di persone. Infine, sono stati cacciati per insubordinazione. Ne è nato un parapiglia, al grido di:  "Il Vescovo non vuole che a Marsala si reciti il Padre nostro". Ecco qual era il tono delle decine di messaggi ricevuti: il Padre nostro è vietato a Marsala. Roba da matti. La prima cosa che ho pensato è stato al nostro pesce d'Aprile, quello del giorno prima. Abbiamo scritto che il Commissario aveva vietato il tradizionale "scaccio" (nella santa trinità di "calia, nuciddre e simenza") e in migliaia ci avevano abboccato (molti giornalisti, anche, e pure la Rai...). E mi sono detto: sarà un pesce d'aprile a scoppio ritardato. No, invece, tutto vero. E giù polemiche, invettive contro il Vescovo, proteste, minacce di querele. Insomma, il caso dei dodici apostoli, diventati i dodici apostati, tiene banco a Marsala più del toto sindaco (ed è curioso, noto en passant che sul fatto il candidato-segretario-subcomandante  del Pd Alberto Di Girolamo non abbia fatto un comunicato o il Pd stesso non si sia diviso...).

Il fatto è che però, in questa città dove tutti ci scopriamo improvvisamente finissimi teologi da fare invidia a Don Mario Crociata, e amanti della preghiera collettiva, va tenuto fermo un punto: la religione è una religione, come una rosa è una rosa. Una religione, in quanto tale, vive di dogmi, di precetti, di cose che bisogna fare senza discutere tanto, perché la fede si basa appunto su questo. Se uno non è d'accordo, cambia religione, o decide di non credere, o si fa una religione tutta sua, per carità. Ma se  uno si professa cattolico nel senso di cattolico cattolico, ecco, non è che può decidere di festeggiare il Natale, che so, il 25 Gennaio,o entrare nudo in chiesa, o fare la comunione con una fetta di prosciutto,  e prendersela con il Vescovo perché glielo impedisce. Allo stesso modo, se l'autorità del Vescovo stabilisce che una cosa non si può fare, tu, se sei credente e fedele, non la fai. Punto. Si dirà: ma il Padre Nostro alla processione si è sempre fatto, la tradizione popolare conterà pure qualcosa. Sicuramente, certo. Ma ci sono i modi e i luoghi per discutere la vicenda. Non in piazza. Insomma, la Chiesa vive di riservatezza, lo stesso Papa è eletto in conclave, mica con le primarie. La vicenda non mi appassiona, però penso che Marsala, città vassalla ed eterodiretta, ormai questa ha, di vetrina, che attira un po' di persone, la processione del Giovedì Santo. I turisti ci guardano, un pezzetto di mondo ci guarda. Ci sono modi e modi per porre le questioni religiose - e che quindi appartengono a chi pratica la religione, non al mondo intero -  senza trasformarle in cortile. E invece, da marsalesi, facciamo ridere chi ci guarda. Dietro le quinte della Processione dei Misteri a Trapani, mi raccontano ogni anno di gelosie, liti, rivalità. Essere a capo dell'Unione delle maestranze, a Trapani, significa contare quasi quanto un Sindaco. Ma nessuno si permetterebbe mai di contestare le scelte del Vescovo di Trapani, il percorso, o altre decisioni, durante la processione. Quando quella si "arritira", se la vedono tra loro. E amen.

Però se scrivo, qui, in questo giorno di Pasqua, non è nè per la processione, né per le polemiche. E' per un'altra cosa. Giovedì mentre a Marsala divampava il fuoco sacro del Padre Nostro, in un altro Paese, il Kenya, veniva consumata una delle più terribili ed efferate stragi di sempre. Dei fanatici terroristi sono entrati in un campus universitario, e hanno sterminato tutti gli studenti cattolici. Le vittime finora accertate sono 148. Li hanno fatti chinare in terra, gli hanno detto "Buona Pasqua", poi ragazze e ragazzi sono stati uccisi con un colpo alla nuca. Un'esecuzione. La bocca si impasta di rabbia perché quei morti, dato che sono africani, dato che sono neri, da noi non trovano pianto. E allora vi invito a guardare questa foto.

 

Sono alcuni dei corpi degli studenti ammassati nel cortile dell'edificio principale del campus dove è avvenuta la strage. E' orribile, ma DOVETE guardarla. Parlo a tutti coloro che hanno figli, fratelli, amici che studiano all'università a Palermo, nel resto d'Italia, all'estero: immaginate che sia l'università dove studia vostro figlio. Immaginate che quei corpi siano bianchi. Immaginate che magari ci sia anche il vostro amico, vostro figlio, un giovane a voi caro. E' uno strazio, lo. so. E' un colpo basso, il mio. Ma dobbiamo farlo. Noi siamo quei ragazzi lì. Che Dio ci regali il miracolo dell'attenzione, allora, fosse solo per questa domenica di resurrezione. O per un'ora o per un'istante, ci regali la luce della coscienza: noi siamo quei ragazzi a terra, lì. Ci serve, questa foto, a capire quanto misera è non tanto la polemica sulla Passione di Cristo a Marsala, ma il suo furore, lo scaldarsi di animi, i toni,  mentre oggi i cristiani vengono sterminati, sotto i nostri occhi. Lo so, è facile e un po' bacchettone fare la morale sull'indignazione, le cose importanti, eccetera. E' come quando a tavola la mamma dice al figlio: mangia tutto perchè in Africa i bambini muoiono di fame. Non l'ho mai sopportato. Però questa volta   sento che la coincidenza non va fatta passare sotto silenzio, racconta molto della città,  purtroppo, di noi: questa guerra degli apostoli - apostati a Marsala, l'indignazione popolare, l'appello alle coscienze cristiane che neanche Lutero ("Vediamoci in piazza a recitare il Padre Nostro! Viva la libertà!!"), mentre altri cristiani venivano torturati e uccisi.

Senza indignazione, senza rivolte popolari.

Senza un Padre nostro.  Che è  poi anche il loro.

E' lo stesso Padre.

 

Giacomo Di Girolamo 



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