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28/07/2015 06:30:00

Salemi. Niń Crimi, la poetessa del mito greco e della nostalgia leopardiana

La realtà in forma di mito e la nostalgia del passato in chiave leopardiana sono aleggiate, per alcune ore in un pomeriggio estivo, nella suggestiva cornice dell’austero salone del Castello normanno-svevo di Salemi. Il merito è tutto della poetessa salemitana Antonina Crimi, di cui si sono lette alcune delle poesie più significative, tratte dal suo recente volume “Non tesso tele……scrivo versi” .
Presenti all’evento anche l’assessore alla cultura Giuseppe Maiorana e il Sindaco della città Domenico Venuti, che nel suo breve intervento ha posto in risalto la valenza positiva che la poesia assume nella società. Dopo le due introduzioni lette da Concetta Maiorana e da Jole Zito, i presenti all’incontro letterario hanno potuto gustare il pregio delle liriche crimiane in tutto il suo fascino direttamente dalla voce della stessa autrice. A fare da colonna sonora della serata le magiche note prodotte dagli arpeggi della giovane artista vitese Adriana Nicolosi.
Un lunghissimo percorso letterario e poetico quello di Antonina Crimi. Fin da giovanissima ha intrapreso un lungo cammino, mai interrotto, attraversando gli spericolati sentieri che s’intersecano nei campi estesi e non sempre fioriti di Erato e Calliope, le Muse della eterna poesia senza tempo. Non cantano i suoi versi “ Siamo/ nella terra degli dei/Rapiti/ da un’area senza tempo/ ascendiamo immemori/ all’Olimpo ?
E’ forse solo un caso che nelle sue poesie riecheggia sempre la nostalgia della terra degli Elleni? Acharavi, Lesbo, Gea, gli Dei dell’Olimpo sono sempre e costantemente i protagonisti del suo mondo.
Un mondo che l’autrice si è costruito attorno a sé, attraverso gli anni, innalzando una sorta di invisibile e ovattato muro. Un mondo tutto suo, sordo alle effimere lusinghe di una modernità non sempre accettabile, se non addirittura decadente, ma al tempo stesso però aperto al richiamo di quel poco di positivo che una parte della società può offrire. Sono questi i temi ricorrenti, fin da quando, in giovane età, ha esordito come autrice, pubblicando i suoi elaborati e le sue prime riflessioni sulla rivista internazionale di lettere, arti, turismo e scienze: “La stanza letteraria”, diffusa in provincia di Trapani dal professore Costa. Oltre alla sua attività professionale d’insegnante, Ninì Crimi ha coltivato la poesia con sofferenza e passione, nella solitudine di una stanza negli inverni freddi del nord o nelle campagne assolate estive della sua terra natia, nel periodo delle vacanza. Non chiusa in una boccia di cristallo, ma sempre partecipando, nel corso degli anni, a numerosi concorsi nazionali e internazionali, ottenendo segnalazioni e riconoscimenti. Diventando così un nome molto conosciuto negli ambienti letterari, soprattutto dopo la prima pubblicazione in antologia del 1974 con la casa editrice “Il Campidoglio” di Roma. Poi, dopo il meritato successo, è stato un susseguirsi di pubblicazioni, tra cui “Quelli della rosa” edizioni La Rosa, Vercelli 1994; “Torino città di nettari sepolti” –che raccoglie le poesie sulla città dei poeti torinesi e pubblicate con il patrocinio del comune di Torino; nel 2010 la sua prima raccolta di poesie: “ Molecole d’amore” edizioni Ismeca Libri. E infine, questo “Non tesso tele…scrivo versi”, che senz’altro rappresenta una sintesi emblematica del percorso biografico-artistico di una donna che ha vissuto una vita intensa, sofferta e spesso in solitudine, sia pure trasfigurate con l’abile pennello della sua ispirazione, tenendo sempre modelli alti, quali i classici dell’antica Grecia con un retrogusto ideologico tutto leopardiano . Leggendoli attentamente questi versi, ti accorgi subito quanto di vissuto personale, di sofferenze autentica, di speranze coltivate, di delusioni patite, di aspirazioni parzialmente raggiunte, di attaccamento alla vita, essi esprimono con una sincerità, in certi momenti imbarazzanti. Ma mai artificiosi. Si tratta della sincerità di chi rifiuta di “crescere”, se per crescita s’intende abbracciare il cinismo dell’arrivismo, dell’opportunismo, della corruzione. Un stato di eterna “fanciullezza” rivissuto nel sogno, nel Mito, insomma, ma consapevole che le brutture del mondo circostante vanno sempre combattute attraverso la “bellezza” dell’arte e della vita autenticamente vissuta, colta dall’ “onda minacciosa del tempo” ma sempre “ stupefatta nell’attimo del sogno” , ma anche con l’impegno civile. Crediamo che questi traguardi Ninì Crimi li abbia, fino ad oggi, conquistati con determinazione, patimenti, ma anche con grande leggiadria. Così come, se non abbiamo sbagliato a carpire l’essenza della sua esistenza, crediamo che altre più ambiziose vette da conquistare l’attendono nel prossimo futuro.

Franco Ciro Lo Re