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17/08/2015 03:45:00

Claudio Forti, e "La regola del tantalio". E se il romanzo fosse ambientato a Marsala?

 E se il romanzo di Claudio Forti fosse ambientato a Marsala? Potrebbe mai un romanzo così contemporaneo essere ambientato nella nostra città? Penso di sì, anche se Claudio ha seguito la tecnica collaudata di ambientare i romanzi, immersi nel contemporaneo e nel futuro, a Nuova York. Eppure si tratta di un’opera che supera la dimensione territoriale, e dalla sua particolare e classica collocazione non ritrae alcun beneficio. E’ la sostanza del racconto che conta, come in tutte le opere letterarie o pittoriche. I sentimenti e le sensazioni sono universali e ubiqui. Quindi ne riferirò, in questa recensione, cambiando luoghi e nomi dei personaggi. Mi sembra di avvicinarlo di più, e di renderlo, in un certo senso, universale.

Ho apprezzato Claudio fin da quando, in ritardo sugli altri, l’ho conosciuto nel suo Baluardo Velasco, dove sono stato per un anno frequentatore abituale, e dopo saltuario, ma non smemorato. Ho appreso dal risvolto di copertina che questo suo è il secondo romanzo, edito quest’anno da Caissa Italia Editore. Che fosse anche romanziere, nemmeno questo sapevo di Claudio, avendone però apprezzato sue opere sceniche al Baluardo. Dove è il padre tuttofare, padrone ed autore, organizzatore e gentiluomo. Se la nostra città non avesse avuto lui, con la sua voglia di fare cultura, sarebbe stata più vuota. Di tutte le associazioni culturali marsalesi, la sua è al primo posto per la qualità dei fini perseguiti e per la varietà delle rappresentazioni effettuate. Senza nulla togliere ad altri organizzatori culturali, Claudio li supera per la disinteressata offerta. Spesso mi chiedo come riesce a non andarci sotto, economicamente, con la gestione del suo teatro. In ogni caso, non credo che ci guadagni tanto da giustificare la tenacia e la costanza che ci mette. Ma non tutto si fa per denaro. La passione, l’inclinazione e la natura di ognuno di noi ci spinge a fare, più che il denaro.

“La regola del tantalio” è il titolo di questo suo secondo romanzo. E’ un mistero come l’autore riesca a trovare il tempo di scrivere anche romanzi, lui che scrive commedie e drammi, e persino libretti per opere liriche. Una di queste, lui autore del testo, sul carabiniere Salvo D’Acquisto, medaglia d’oro al valoro militare alla memoria, ha avuto lusinghiero successo, e verrà rappresentata prossimamente a Pisa, e poi a Fiumicino, comune di riferimento dei tragici fatti del 23 settembre 1943, di cui il vice brigadiere fu protagonista. Ma anche altre sue opere teatrali hanno avuto successo e sono state rappresentante, a volte riproposte, nei più importanti teatri.

Insomma, Claudio Forti è un poligrafo eccellente. Non mi meraviglierei che scrivesse anche un libro di poesie. O l’ha già fatto?

Ne “La regola del tantalio”, Umberto – mi sono preso la licenza di italianizzare i nomi e rendere nostrani i luoghi – dirigente di una importante società finanziaria ha subito un rapimento, che si è risolto favorevolmente dopo pochi giorni. Dino Barraco - tanto per proseguire nell’appropriazione nostrana della trama – ne ha dato a suo tempo notizia sul Giornale di Sicilia, pagina di Marsala, essendo Umberto un personaggio noto in città. Dopo la liberazione, il protagonista comincia a vivere ossessionato da confusi ricordi di quello che lui era stato prima, dall’infanzia all’età adulta e lavorativa, e di quello che é diventato dopo la prigionia del sequestro. Dopo, benché avesse ripreso la sua frenetica attività nel suo ufficio all’ultimo piano del grattacielo di via Curatolo, la sua mente non sembra più seguire la linee della sua ordinaria, precedente pragmaticità. Un vago malessere accompagna i suoi giorni, e rende difficile il suo sonno la notte. E’ come se qualcosa fosse cambiato in lui in quei pochi giorni di prigionia. Ha la vaga sensazione di essere stato sottoposto, allora, ad un intervento operatorio. Ma ne ha solo una vaga reminiscenza, cui attribuisce il mutamento del senso e del ritmo delle giornate. Poiché i confusi giorni della prigionia, con le conseguenze emotive successive, aumentano la sua ansia, e vorrebbe liberarsene, per tornare pimpante e sicuro di sé come sempre, decide di rivolgersi ad uno psicopatologo della memoria, che gli risolve il problema con una pillolina rossa. Glielo risolve per modo di dire, perché annullando parte delle sua memoria, annulla anche parte della sua personalità, talché lui non è più se stesso.

Si affiancano ad Umberto altri personaggi, che s’incontrano nel suo ufficio, con vista sui tetti della città, sullo sfondo inimitabile della cupola della Chiesa Madre. O anche nei locali di via Garibaldi o per la via cult del Cassero nelle ore frenetiche della mattinata.

Ma perché continuare con il riassunto di un romanzo avvincente, che si può gustare meglio direttamente, andandolo a comprare in libreria?

leonardoagate1@gmail.com