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05/02/2016 00:00:00

Porto di Trapani, il consigliere Salone presenta un atto d'indirizzo contro l'accorpamento

Il Consiglio Comunale di Trapani è chiamato ad esprimere il proprio dissenso attraverso un atto di indirizzo che il consigliere comunale Francesco Salone, già intervenuto lo scorso anno quando l'ipotesi di accorpamento con Palermo fu anticipata dalla stampa, ha presentato perché sia discusso con urgenza alla prima seduta utile di giovedì 4 febbraio.

«Credo sia indispensabile fare conoscere la volontà del Consiglio Comunale di Trapani, quali che siano le decisioni che saranno prese in Parlamento e dal Governo. Che almeno si sappia - afferma Salone- che la città è contraria a questa imposizione che mortifica la nostra storia e che, soprattutto, condizionerà l'economia del nostro porto. Passare sotto il controllo di un porto nostro competitore sul mercato del trasporto marittimo mediterraneo non è tra i migliori auspici di sviluppo. Già cinque consiglieri, appresa l'iniziativa, hanno assicurato che sottoscriveranno il documento. Sono convinto che il Consiglio vorrà discuterlo e spero anche approvarlo. Oltre che per le ragioni già dette anche per rompere l'assordante silenzio di questa amministrazione che in questi giorni in cui si sono pronunciati diversi esponenti politici ed associazioni non ha proferito parola. Il sindaco Damiano, silente, ci faccia sapere da che parte sta».

«Auspico che le commissioni parlamentari competenti, chiamate ad esaminare il decreto legislativo, accolgano la legittima protesta che giunge da Trapani e che inducano il Governo a decretare l'autonomia del porto di Trapani. Spero - conclude Salone - voglia esprimere il suo dissenso anche il presidente della Regione Crocetta e che questa volta il senatore d'Alì si adoperi nettamente contro con fatti e non con le parole, perché l'ultima volta che è stato qui il ministro delle infrastrutture Lupi ha rassicurato gli operatori portuali trapanesi salvo beffarli con una bozza che l'attuale governo non ha modificato».

 

Qui l'atto d'indirizzo completo:

ATTO DI INDIRIZZO


Richiesta di esclusione del Porto di Trapani dalle previsioni normative del Decreto Legislativo di riforma legge 89/94 e contro l'accorpamento del porto di Trapani nella Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale. Richiesta di autonoma gestione del porto di Trapani.

Premesso che

Governo per tramite del Ministeri delle Infrastrutture e del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione in attuazione dell’articolo 8, comma 1, lettera f) della legge 7 agosto 2015, n. 124, ha varato un decreto legislativo di riforma della legge 89/94, che regola le attività dei porti italiani, ridisegnando le Autorità Portuali ed istituendo le Autorità di Sistema Portuale. Nel quadro della riorganizzazione l'allegato del decreto legislativo riporta la costituzione della Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale che prevede l'accorpamento dei porti di Trapani, Palermo, Termini Imerese e Porto Empedocle con Autorità portuale in Palermo e uffici distaccati negli altri porti


il Consiglio Comunale di Trapani rileva


che per effetto del provvedimento si passa dagli attuali 41 porti sottoposti all’amministrazione delle Autorità Portuali, all’inclusione di tutti i 54 porti di interesse nazionali (come ad esempio lo stesso porto di Trapani)che, quindi, il provvedimento esteso ad inglobare tutti i porti, anche quelli non sede di Autorità Portuale, è andato ben oltre la delega di cui all’art.8 comma 1 lettera f, della legge 124 del 07 agosto 2015 (deleghe al governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 13 agosto 2015 n.187);
che da una prima lettura dei documenti disponibili appare insoddisfacente il livello di rappresentanza dei porti accorpati nella Autorità portuale di Palermo (Trapani, Termini Imerese, Porto Empedocle) che vedrebbe quindi anche l'esclusione di rappresentanti di questo Comune, di ogni altro ente locale che orbita nel bacino economico del porto di Trapani, nonché degli operatori marittimi del territorio, che vedrebbero la gestione del porto del capoluogo affidata esclusivamente ad un ufficio distaccato dell'autorità di Palermo;
che il porto di Trapani ha già una tormentata storia recente poiché è stato sede di Autorità Portuale dal 2004 e fino a sua soppressione con Decreto del Presidente della Repubblica nel marzo del 2009 «per mancanza dei requisiti di legge (a causa della diminuzione del traffico merci)» e attraverso una contestatissima iniziativa dell'allora ministro della Infrastrutture;
che attualmente il porto di Trapani, in quanto scalo di interesse nazionale, è sotto la gestione dello stesso Ministero delle Infrastrutture che opera attraverso l'autorità marittima rappresentata dalla Capitaneria di Porto, e per gli interventi strutturali attraverso il Provveditorato Opere Pubbliche Ufficio del Genio Civile per le Opere marittime, unici organismi che fino ad oggi hanno operato, ciascuno per le proprie competenze per gli aspetti demaniali, marittimi e infrastrutturali;
che il porto rappresenta un importante e determinante strumento di sviluppo economico per la città di Trapani e negli ultimi anni, anche in assenza della Autorità Portuale ha visto incrementare i traffici passeggeri e le attività portuali;che tutti gli operatori portuali del capoluogo, le associazioni di categoria, i sindacati, si sono già ampiamente espressi contro l'accorpamento con il porto di Palermo temendo una penalizzazione economica ed operativa legata alla una posizione subordinata al porto palermitano, a maggior ragione considerato che alcuna rappresentanza locale sarebbe prevista in seno agli organismi della nuova Autorità Portuale di Sistema che rischierebbe di divenire sede di decisioni ed interessi estranei agli indirizzi ed orientamenti di politica gestionale che in atto muovono l'economia del porto trapanese;


inoltre il Consiglio Comunale ricorda


che contrari alla proposta di accorpamento del porto di Trapani si sono mostrati non solo gli operatori portuali e le maggiori sigle ed organizzazioni di categoria ma anche molti cittadini trapanesi che già nel 2007 ebbero a protestare in una pubblica manifestazione in occasione della annunciata abolizione della autorità portuale;
che il contestato decreto legislativo non è ancora efficace in quanto deve ancora essere sottoposto all'esame delle commissioni parlamentari competenti perché possano essere avanzate osservazioni e accolti pareri, così come da prassi consolidata per i decreti delegati dal Parlamento.


Pertanto il Consiglio Comunale impegna il sindaco:


a promuovere tutte le iniziative necessarie perché venga posto nel giusto rilievo come il provvedimento sia andato ben oltre la delega di cui all’art.8 comma 1 lettera f, della legge 124 del 07 agosto 2015 (deleghe al governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche) indicando non solo la riorganizzazione delle 41 Autorità Portuali esistenti ma coinvolgendo nel decreto legislativo anche i 13 porti nazionali che non erano sede di Autorità Portuale (come Trapani) e forse determinando anche un profilo di violazione dei principi che stanno alla base della delega legislativa che il Parlamento affida al Governo;
a promuovere le iniziative perché sia ben chiara al Governo, al Ministero per le Infrastrutture, al Ministero per la semplificazione e la funzione pubblica, la volontà della comunità trapanese, ed affinché il porto di Trapani possa continuare ad operare in gestione autonoma sotto l'egida della autorità marittima, svincolato dalle indicazioni tecniche e normative contenute nel decreto delegato;
a sollecitare l'intervento del Presidente della Regione affinché esprima parere negativo sulla formulazione del decreto legislativo almeno per la parte che attiene l'accorpamento del porto di Trapani nella Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale sotto l'egida del porto di Palermo;
ad assumere iniziativa politica e ad attivarsi perché i rappresentanti parlamentari che siedono nelle commissioni di merito che dovranno esaminare il decreto legislativo possano:
a) valutare se vi sia stato un eccesso di intervento del Governo rispetto alle indicazioni della delega di cui all’art.8 comma 1 lettera f, della legge 124 del 07 agosto 2015 (deleghe al governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche),
b) conoscere le osservazioni mosse dagli operatori portuali ed economici del Porto di Trapani,
c) orientarsi perché il porto del capoluogo mantenga la sua autonomia gestionale dalla Autorità Portuale di Palermo, rimanendo affidato alla Capitaneria di porto.

 

 



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