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20/02/2016 11:22:00

Mafia. Confisca da 1,2 milioni di euro per fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro

Un duro colpo al patrimonio riconducibile a Matteo Messina Denaro ed alla famiglia mafiosa di Castelvetrano è stato inferto dai Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Trapani, che lo scorso giovedì mattina hanno dato esecuzione alla confisca, emessa dal tribunale di Trapani, di un ulteriore immobile per un valore complessivo di circa 1,2 milioni di euro.
Il provvedimento di confisca completa un percorso investigativo che, dopo aver portato all’arresto di esponenti di spicco dell’organizzazione criminale, aveva contestualmente individuato un ingente patrimonio accumulato dal sodalizio, comprendente aziende olearie, attività commerciali, abitazioni, terreni e numerosi rapporti bancari. L’attività si concluse nell’ottobre del 2013 con il sequestro di beni per un valore di 38 milioni di euro nell’ambito dell’operazione “Campus Belli”.
In tale ambito le indagini avevano documentato gli assetti e le attività criminali della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, storicamente tra le più attive del mandamento di Castelvetrano,  della quale erano state accertate la composizione organica e le dinamiche interne, con particolare riferimento alla conflittualità tra gli schieramenti riconducibili rispettivamente a Leonardo Bonafede e Francesco Luppino.
Era emerso come Luppino, forte del sostegno ricevuto da Matteo Messina Denaro, avesse cercato di ampliare il proprio potere all’interno della organizzazione criminale, con l’obiettivo di contendere al Bonafede la leadership della famiglia campobellese.
Le indagini avevano, inoltre, evidenziato come la divisione interna non avesse impedito alla famiglia mafiosa di gestire unitariamente le strategie criminali e lo sfruttamento delle principali attività economiche del territorio.
L’intervento odierno si è concentrato nella città di Castelvetrano, colpendo, con il provvedimento di confisca, un bene immobile composto da 49 vani adibiti ad uffici, ubicato nella via Mazzini, nei pressi del centro storico della città, riconducibile a Signorello Vito, tratto in arresto dai Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Trapani nel dicembre del 2011 e condannato successivamente per associazione mafiosa a seguito di patteggiamento.
In definitiva, l’intervento rientra a pieno titolo nella complessiva manovra investigativa finalizzata alla ricerca del latitante Matteo Messina Denaro.