Quantcast
×
 
 
09/03/2016 04:53:00

Prostituzione a Mazara, chiesta l'assoluzione dell'ex assessore Calafato

 Il pubblico ministero Antonella Trainito ha chiesto al Tribunale di Marsala l’assoluzione dell’ex assessore comunale di Mazara del Vallo Vincenzo Calafato dall’accusa di aver consapevolmente affittato un suo appartamento nel centro di Mazara al pregiudicato Vittorio Misuraca affinché alcune donne sudamericane vi si prostituissero.

“Non ci sono prove – ha detto il pm- che Calafato fosse a conoscenza che nell’abitazione data in locazione a Misuraca si esercitasse la prostituzione, anche se è verosimile che sapesse”. Vittorio Misuraca  ha patteggiato una condanna per sfruttamento e favoreggiamento. E la colombiana Sandra Patricia Bossa Valdes ha confermato in aula che si prostituiva. E come lei, per alcuni periodi, anche la sorella e un’amica.

Nel corso del processo, la Bossa Valdes, rintracciata dall’avvocato difensore Mariella Martinciglio, ha  scagionato  Calafato. “L’ho visto solo due volte. Vittorio Misuraca mi presentò come la sua ragazza e mi diceva che io non dovevo parlare con Calafato, che non doveva sapere che lavoravo come prostituta”. Anche Misuraca, in Tribunale, ha detto che Calafato non sapeva nulla di quello che accadeva nel suo appartamento. “Quando lo seppe – ha detto Misuraca – Calafato mi cacciò. Io gli avevo detto che l’appartamento mi serviva per adibirlo a ufficio”.

Con la stessa accusa mossa a Calafato è imputato un altro mazarese, Francesco Maiale. Anche per lui il pm ha chiesto l’assoluzione. Il pm ha, invece, chiesto la condanna, a 3 anni e mezzo di carcere, per un vigile urbano, Leonardo Di Giorgi, accusato di aver avuto un rapporto sessuale con la prostituta sudamericana, ma di non averla pagata.

L’indagine, svolta dai carabinieri, nel 2013 scattò a seguito di una segnalazione anonima, secondo la quale il giro di squillo sarebbe stato composto “da tre brasiliane, delle quali due sono in servizio a turno, con tariffe base di 50 e 100 euro”. Il maggior “via vai” sarebbe stato nella “pausa pranzo”. L’attività d’indagine, durata per diversi mesi, ha consentito di accertare un giro d’affari elevato con una clientela eterogenea proveniente da tutta la provincia.