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31/10/2016 06:30:00

Terremoti. Marsala, Salemi e gli altri. Metà Comuni siciliani senza Piani d'emergenza

 Le nuove scosse dei giorni scorsi in centro Italia hanno danneggiato ancora di più una zona fortemente instabile. La popolazione è impotente davanti alle scosse di questi giorni, che hanno reso di nuovo vivo il ricordo del sisma del 24 agosto scorso, in cui morirono quasi 300 persone, con paesi letteralmente rasi al suolo. I terremoti di questi giorni hanno buttato giù ciò che rimaneva dei paesi già colpiti due mesi fa, e gravemente danneggiato gli edifici dei paesi dell’epicentro. Chiese antiche crollate, abitazioni sventrate, edifici pubblici danneggiati.
Si torna a parlare, in questo momento, del rischio sismico, di quanto i nostri edifici siano sicuri. Di quanto siano sicure le abitazioni, le infrastrutture, i ponti, e gli edifici pubblici, su tutti le scuole.
La Protezione Civile in questi anni ha messo a punto dei criteri per i Comuni per dotarsi di piani ad hoc. Si chiamano piani d’emergenza, e sono delle procedure di prevenzione da adottare nella eventualità di eventi naturali, come terremoti e alluvioni.


In Sicilia, non siamo messi bene con i piani di emergenza. Solo il 49% dei Comuni ha un piano d’emergenza. In provincia di Trapani, la situazione non è diversa. Ad esempio la città di Marsala non ha un piano d’emergenza. Non ce l’ha neanche Petrosino. E andando nel Belice, una zona che in passato ha vissuto la devastazione del terremoto, i Comuni di Salemi e Vita non hanno un piano d’emergenza.


Le città della provincia di Trapani dotate di un piano di emergenza, secondo quanto riferisce la Protezione Civile, sono le seguenti: Alcamo, Buseto Palizzolo, Calatafimi-Segesta, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Erice, Gibellina, Mazara del Vallo, Paceco, Pantelleria, Partanna, San Vito Lo Capo, Trapani, Valderice. Le altre ne sono sprovviste.
Ma cosa sono, con precisione, i piani d’emergenza e perchè sono importanti?
Sono, come spiega la Protezione civile, “le procedure operative da attuare quando si verifica un evento in un determinato scenario. I piani di emergenza sono distinti per rischio e riferiti ad aree specifiche del territorio italiano. Al Dipartimento compete la pianificazione di emergenza per eventi "attesi", che per natura ed estensione richiedono l'intervento degli organi centrali dello Stato. Le Regioni danno linee guida per la preparazione dei piani provinciali per gli eventi di tipo b, e i Comuni predispongono i piani per eventi di tipo a, a seconda dei rischi del loro territorio. In base a quanto previsto dalla legge n. 100 del 2012, i piani comunali di emergenza devono essere redatti entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, e periodicamente aggiornati”.
“Un piano di emergenza - quindi - è l’insieme delle procedure operative di intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità attesa in un determinato territorio. Il piano d’emergenza recepisce il programma di previsione e prevenzione, ed è lo strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio. Ha l’obiettivo di garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita” civile” messo in crisi da una situazione che comporta gravi disagi fisici e psicologici”.
Il piano d’emergenza è un documento in continuo aggiornamento che:


Assegna la responsabilità alle organizzazioni e agli individui per fare azioni specifiche, progettate nei tempi e nei luoghi, in un’emergenza che supera la capacità di risposta o la competenza di una singola organizzazione;
descrive come vengono coordinate le azioni e le relazioni fra organizzazioni;
descrive in che modo proteggere le persone e la proprietà in situazioni di emergenza e di disastri;
identifica il personale, l'equipaggiamento, le competenze, i fondi e altre risorse disponibili da utilizzare durante le operazioni di risposta;
identifica le iniziative da mettere in atto per migliorare le condizioni di vita degli eventuali evacuati dalle loro abitazioni.


La protezione civile, inoltre, rileva che  “anche le esercitazioni contribuiscono all’aggiornamento del piano perché ne convalidano i contenuti e valutano le capacità operative e gestionali del personale. La formazione aiuta, infatti, il personale che sarà impiegato in emergenza a familiarizzare con le responsabilità e le mansioni che deve svolgere in emergenza. Un piano deve essere sufficientemente flessibile per essere utilizzato in tutte le emergenze, incluse quelle impreviste, e semplice in modo da divenire rapidamente operativo”.


Diverse città, quindi, non hanno un piano di protezione civile.
Alcuni comuni del Belice, ad esempio, come abbiamo visto, non sono provvisti, e per la protezione civile è un fatto grave per una zona sismica come quella. In altri comuni il rischio sismico è minore, come Marsala, ad esempio, ma è comunque necessario per far fronte ad eventuali calamità. A Marsala, in ogni caso, è predisposto un centro operativo comunale di protezione civile. Qui i responsabili di ogni settore, ma senza i dettagli di intervento. Inoltre, Marsala, ha un piano di evacuazione . Come molte città siciliane, anche Marsala ha un centro con strade strette e pieno di strutture pubbliche, che necessita di vie di fuga e un piano per convogliare la gente in un’area sicura. Quest’area, secondo il piano di sicurezza, è Porta Nuova. Facciamo gli scongiuri, che non ce ne sia mai bisogno. Ma il piano di evacuazione è stato fatto prima dell’installazione dei giardini finti voluti da Giulia Adamo. Per la Protezione Civile infatti la piazza ha una capienza di 10 mila persone, ed è il punto di maggior importanza in caso di sciagure, si spera mai. Ma quei giardini non hanno mai tenuto conto del piano di evacuazione.



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