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13/11/2016 06:20:00

La protesta di Trapani: "Vogliamo la nave romana di Marsala"

La nave romana è arrivata a Marsala, al Museo Baglio Anselmi, e a Trapani c'è chi non ci dorme la notte. E quindi si riapre il fronte polemico per spostarla nel capoluogo. Il Sindaco Damiano ha ricevuto una delegazione di cittadini trapanesi che, in relazione alla recente notizia della consegna al Museo Archelogico di Marsala di alcune porzioni della nave romana rinvenuta , nelle acque di Marausa, hanno chiesto quali intendimenti abbia l´Amministrazione Comunale per ottenere dall´Assessorato Regionale ai Beni Culturali la "restituzione del preziosi relitto".
L´argomento già noto e dibattuto piu´ volte in Consiglio Comunale, è all´attenzione del Sindaco che a breve dovrà incontrare l´Assessore Regionale Carlo Vermiglio, al quale proporrà la costituzione di un polo espositivo a Trapani, dove sarebbero stati individuati gli ambienti destinati ad ospitare, non solo la nave romana di Marausa, ma anche i famosi rostri, anfore, elmi ed altri reperti e per costituire un unico luogo espositivo utile allo sviluppo turistico ed economico del territorio. Nel corso dell´incontro, il Sindaco ha recepito taluni utili suggerimenti forniti dalla delegazione, dichiaratasi disponibile a sostenere gli sforzi e le iniziative dell´Amministrazione Comunale.

All'inizio del ritrovamento, tra l'altro, la soprintendenza dei Beni culturali di Trapani aveva predisposto un progetto di conservazione e musealizzazione della nave presso l'isola della Colombaia dove doveva essere realizzata la sede espositiva contestualmente al recupero dell'omonimo castello. Il costo complessivo del progetto era di sette milioni e 300 mila euro, finanziato con fondi comunitari. Non se n'è fatto nulla.

La collocazione della seconda nave all’interno del Museo di Marsala, che ospita già la nave punica, consente di riunire sotto uno stesso tetto tesori archeologici sommersi per conferire maggiore prestigio al Museo. Trapani però la rivendica perché la nave, in verità, venne trovata nella frazione di Marausa, proprio di fronte alle isole Egadi, in territorio trapanese solo per poche centinaia di metri, e per questo il Consiglio comunale del capoluogo ne aveva rivendicato l’appartenenza ma, non avendo oggettivamente un luogo idoneo dove ospitarla, anche su sollecitazione dell’assessorato regionale ai Beni culturali, ha dovuto cedere e accettare che venisse esposta in un luogo più consono.

Il relitto appartiene ad una nave di età tardo romana del metà del terzo secolo d. C. Venne trovato da due subacquei amatoriali, Antonio Di Bono e Dario D’Amico, a due metri sotto il livello del mare, coperto da uno strato fangoso e dalla posidonia. Un luogo non distante da quello che fu il campo di battaglia tra la flotta romana e quella cartaginese durante la prima guerra punica. Si ipotizza che la nave, nel raggiungere l’emporio di Marausa, sia stata colta da un violento nubifragio e, dato il cospicuo carico che trasportava, si sia adagiata su un fianco e affondata molto vicino dalla costa. Il sito, infatti, posto tra Marsala e Trapani, allo sbocco del fiume Birgi, costituiva nell’antichità un approdo strategico sia dal punto di vista militare che commerciale, in quanto testa di ponte tra la costa nord-africana e la Sicilia.