Quantcast
×
 
 
20/11/2016 06:00:00

"Parole contro la mafia". Oggi a Marsala Costantino Visconti, domani Roberto Alajmo

Due importanti appuntamenti a Marsala per la rassegna organizzata dall'associazione Otium, "Parole contro la mafia". La rassegna è realizzata grazie al sostegno del Consorzio per la legalità e lo sviluppo della Provincia di Trapani. Oggi alle ore 17.00 il prof. COSTANTINO VISCONTI  presso il Convento del Carmine, piazza Carmine,1 Marsala, racconterà il suo libro "La mafia è dappertutto. FALSO Ed. Laterza".  Con gli interventi di  Paolo Guido magistrato, Direzione Distrettuale Antimafia Palermo; Nino Amadore, giornalista.

Costantino Visconti professore straordinario di diritto penale nell'Università di Palermo, insegna le materie Giustizia penale e costituzione e Mafie, economia e prevenzione penale nei corsi della Facoltà di Scienze politiche; nonché Legislazione antimafia: aspetti penalistici nel corso magistrale della Facoltà di Giurisprudenza.

Ecco come la rivista Diritto Penale Contemporaneo presenta il libro:

Un libricino prezioso, questo di Costantino Visconti, inserito in una bella collana di Laterza dedicata agli idòla baconiani. Ai luoghi comuni e agli slogan di cui si nutre la comunicazione politica, ai messaggi che ‘bucano’ in televisione; e alla loro discussione e confutazione con le armi della ragione.

Qui il luogo comune è la pretesa onnipotenza – pervasiva e tentacolare – della mafia nel nostro paese. Un luogo comune alimentato da una certa cultura (e una certa politica) dell’antimafia, funzionale in definitiva a legittimare sempre nuovi strappi alle regole e ai principi dello stato di diritto, in nome di una lotta senza quartiere contro avversari percepiti più come nemici dell’intero ordinamento, che non come criminali. Pericolosi quanto si vuole: ma nemmeno così straordinariamente astuti e intelligenti, come la letteratura e il cinema amano presentarceli.

 

Domani, LUNEDI’ 21 NOVEMBRE alle ore 17.00 lo scrittore ROBERTO ALAJMO presso il Liceo Statale Pascasino via Giovanni Falcone, 20 Marsala, racconterà il suo libro "Carne mia" edito da Sellerio.

La storia di Carne mia finisce con due ragazzini che camminano ai margini di una strada, nel sud della Spagna. Qualche macchina passa accanto, rallenta, non si ferma; il ragazzo più piccolo, ancora un bambino, non smette di parlare, in un brusio continuo che si mescola al canto delle cicale. L’altro, invece, rimane zitto. Dai suoi pantaloni sbuca il manico di un punteruolo.
Ma questa è la fine, prima c’è una vicenda ambientata negli anni Novanta al Borgo Vecchio, il quartiere popolare di Palermo incastonato ai margini della zona più prestigiosa della città. Quasi un paesello a sé stante in ogni dettaglio, soprattutto per quanto riguarda la sfera morale. Quando c’è un problema si va in carnezzeria, dal signor Pino, si compra il capretto e si invocano pareri che hanno il valore di una sentenza, che si tratti di una bega condominiale o della sorte di un uomo scomparso nel nulla. Qui la famiglia Montana campa grazie a una bancarella abusiva di frutta e verdura fondata dal padre, di quelle sempre aperte, un ombrellone a proteggere le cassette, i clienti durante la giornata e la sera una briscola e una chiacchierata con gli amici. Poi una notte il padre, Calogero Montana, smette di tornare a casa, e la piccola attività dovrà essere portata avanti da moglie e figli. Due figli, Enzo il grande e Franco il piccolo, ma «il piccolo pare più grande del grande, e il grande più piccolo del piccolo». Entrambi lasciano la scuola per aiutare la madre e Franco, gran lavoratore, si getta nel mestiere; il secondo, all’opposto, voglia ne ha poca, e diventa ancora più inaffidabile quando s’innamora di una ragazza che è peggio di lui. I due fidanzati diventano sempre più strani, magri, consunti, ed estorcono quattrini alla madre in continuazione. A Franco tutto questo non piace. E poi, a complicare le cose, arriva pure un figlio. Anzi, due.
È una storia semplice, questa, con un finale inaspettato. Una trama dura e affilata, che mette al centro la famiglia, come in È stato il figlio.
Roberto Alajmo racconta questa storia con una lingua e uno sguardo che rimangono incollati ai fatti e ai personaggi, seguendoli fin quasi a tamponarli, inventando un presente e una presenza concreti al punto che questa famiglia quasi la vediamo davanti a noi, con le sue scelte, le sorprese e l’accanimento del destino, lo sbigottimento dei momenti felici. Mentre assistiamo all’eclissi di ogni sentimento, e all’avvicinarsi di una catastrofe che sembra inevitabile.