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23/11/2016 19:35:00

Se anche gli anziani non chiacchierano più

di Rossana Titone -  Adagiati i pensieri come stessero a guardare fuori lo schiarire del cielo, poi entrano freneticamente in movimento. Legati e slegati tra di loro, saltano da una parte all’altra poi, ecco che si soffermano su un episodio accaduto la sera precedente.
Un tavolo per due, un aperitivo, mentre parlo con la persona con cui sono non riesco a staccare gli occhi dal tavolo accanto al mio. Una coppia di sessantenni che consuma una cena velocemente, lo fanno con una mano ognuno per i fatti propri, non scambiano una parola tra di loro. Entrambi inchiodati al loro cellulare, entrambi con la pagina di facebook aperta, da lì non hanno mai alzato lo sguardo, un boccone e una chat, un altro boccone e un altro scorrere la bacheca.
Rimango sorpresa perché al nostro tavolo eravamo un fiume in piena, con tante cose da raccontarci, telefoni in borsa senza mai avere il pensiero di sapere cosa accadesse sui vari social, e se qualcuno mi avesse cercato mi avrebbe trovato con una semplice ed opportuna chiamata.
E allora mi viene in mente che si va avanti spesso per steriotipi, per luoghi comuni banali, scontati, noiosi e che, francamente, mi fanno anche incazzare parecchio.
Si additano i giovani come superficiali e poco inclini al dialogo, e il che potrebbe essere anche vero, ma non mi pare che ci siano esempi eccelsi nella quotidianità da emulare. Se la nonna, la zia, la mamma, il papà, stanno tutto il giorno collegati con il mondo virtuale barattando questo con la normalità di un dialogo attorno ad un tavolo piuttosto che su un divano, se una coppia non ha nulla da comunicarsi e resta con le mani su uno schermo anziché metterle altrove c’è un problema.
E allora sostenere che i giovani sono sempre online, e per questo superficiali, descrive un luogo comune da respingere al mittente.
Quando la situazione si capovolge o addirittura si amalgama il senso che ne viene fuori è l’impressione.
Sì, io mi sono impressionata nel vedere come una coppia, che nella vita magari si sarà detta tutto oppure niente, non condivide una cena parlando anche della stessa, se è buona, se il posto è di gradimento…il nulla.
Solo due cellulari e una connessione che li estranea, che li porta lontani l’uno dall’altro.
La noia dello stare con l’altra persona, il poco interesse nel condividere pensieri, la mancanza di rispetto dell’altro mi ha stordita tanto da diventare, alla fine, argomento del mio aperitivo.
E’ il senso della comunicazione, è il senso dello stare insieme e della condivisione che si è affievolito a tal punto da scomparire dietro una macchina chiamata pc o cellulare, per finire mischiati alla parvenza di vita che gli altri attraverso i social ci mostrano.
Tutto è in rete da ciò che facciamo, mangiamo, beviamo, i nostri viaggi, foto su foto e nel frattempo si chatta con il virtuale dimenticando chi è accanto.
Non si chiama quasi più nessuno, si mandano i messaggi dai vari social. La parola, il suo suono non c’è.
Ecco, questo mi fa paura. Qualcuno un paio di giorni fa mi disse “ parli sempre al cellulare”
Ebbene si, perché io devo dare il timbro ai pensieri, devo ascoltare la voce e il tono di chi mi parla, voglio sentire i vibrati, le risate, le commozioni, la rabbia.
E’ più facile oggi ricevere 200 messaggi al giorno che chiamate da chi ha qualcosa da dirti.
Mi ha colpito la coppia non più giovane perché da un po’ di tempo noto come dai 50 in su siano più propensi a fare un uso sproporzionato dei social. Fanno fatica a dialogare, a riappropiarsi di quelle che erano le loro origini per dimostrare che non sono poi così over, ma al passo con i tempi e con la tecnologia.
Non c’è più il confine, non c’è la decenza di capire dove inizia “il passo con i tempi” e finisce il buon gusto.
Ci sono cose, però, che sarebbe bene riprendere come le emotività e la comunicazione delle stesse, le vibrazioni del cuore e dell’anima non si possono trasferire attraverso un messaggio. Non ci sono occhi da guardare, non ci sono gestualità da osservare, una chat resta lì ferma come fosse di plastica.
Ma quanto è bello sentirsi, ascoltarsi, parlare e poi dire “ si è fatto tardi, il tempo è volato, andiamo a casa”