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29/11/2016 09:48:00

A Trapani si è conclusa la mostra benefica natalizia sui lavori a mano

 Sul pensiero dello scrittore e filosofo Khalil Gibran che recita “C’è chi dona con gioia e in quella gioia c’è la sua ricompensa”, ha corso a Palazzo Cavarretta di Trapani la mostra benefica di Natale conclusasi ieri alle 22 a cura dei volontari parrocchiani della chiesa Nostra Signora di Fatima di Casa Santa Erice in collaborazione con la sezione locale della Caritas. Tanti gli oggetti in visione che hanno attirato l’attenzione dei numerosi visitatori, pronti ad offrire il loro contributo per aiutare la gente in difficoltà e i giovani del quartiere. La signora Antonella Cherubini ci ha guidato nel miglior modo possibile, descrivendo nei minimi particolari tutto quanto di bello è stato messo in esposizione, frutto dell’abilità dei volontari del “Laboratorio creativo”. Il tema principale era legato al Natale ma la mostra comprendeva pure oggetti di vario genere, tutti realizzati artigianalmente con grande maestria. “Lavori a mano, fatti con tanto amore e sacrificio” come sottolinea la signora Antonella. Il pezzo forte della mostra riguarda l’immagine della natività. E’ stato costruito con il polistirolo e con l’ausilio di cartoncino dipinto. In evidenza, oltre ai protagonisti della nascita di Gesù, c’è anche una bellissima porta e il pavimento che sembra vero, spolverato con la sabbia. E poi una borsa di tela, realizzata con i manici in legno con inserti in merletto e lana; calamite ornamentali preparate con i tappi degli omogeneizzati; tegole trasformate in portaoggetti; cannucce di carta assemblate e trasformate in addobbi; un presepe costruito con un pezzo di stoffa; alberelli di tutti i tipi; cuscini di varie forme realizzati con raso e cotone ma anche velluto; oggetti di ogni genere preparati con lo spago e assemblati con fiori secchi e pezzi di giornale; una serie infinita di presepi e bambinelli realizzati con materiale vario; eleganti centrotavola con addobbi natalizi; dietroporta costruiti con lenticchie e poi verniciati; arance essiccate decorative e, come cita la signora Cherubini, “qualcosa di prezioso che al giorno d’oggi non è facile trovare come le scarpe di lana che si facevano una volta e i cosiddetti “sciallini” che servivano per coprire le spalle. Il nostro lavoro si concentra negli ultimi due mesi però c’è gente che ci si applica e ci pensa per tutto l’anno.” Insomma vere e proprie opere d’arte all’insegna del “fai da te”. La signora Carmela Surdo, una delle responsabili del gruppo di volontari, ci ha spiegato come si svolge la loro attività in parrocchia a favore della gente disagiata. “Ci occupiamo di circa 140 famiglie ma questo numero rappresenta una minima parte rispetto a tutta la gente che nel nostro territorio vuole sostegno. Hanno bisogno dell’energia elettrica, della bombola di gas, di medicine. Noi facciamo quello che possiamo. Due volte a settimana abbiamo un centro d’ascolto, il martedì e il giovedì. Vengono a trovarci sempre più persone, pure di altri comuni, che ci chiedono aiuto anche economico. Quasi tutti ci fanno sapere di non avere un lavoro. Tra tutti questi c’è chi ha veramente bisogno e si vede. Il vero povero si umilia a chiedere qualcosa. Spesso, quando è necessario, ci rechiamo nelle case delle famiglie bisognose per essere a conoscenza della reale situazione in cui si trovano. Una volta al mese pensiamo ad effettuare la distribuzione degli alimenti che ci vengono forniti dalla Caritas. In diversi casi usufruiamo della generosità dei nostri parrocchiani che mettono a disposizione ciò che può servire “. I finti bisognosi ci sono sempre però . “Si. Certamente. Una volta una signora si diede per morta per ottenere i soldi che sarebbero serviti per il seppellimento ma siamo riusciti a scoprire tutto”.

Antonio Ingrassia