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16/04/2017 10:26:00

Bavetta, il commissario straordinario dell'Asp di Trapani sotto processo a Marsala

 

Problemi giudiziari per il neo commissario straordinario dell’Asp di Trapani: il 62enne partannese Giovanni Bavetta.

Il nuovo “numero uno” della sanità pubblica trapanese figura, infatti, fra i 13 imputati, tutti medici ginecologi nel 2012 in servizio all’Ospedale di Castelvetrano, processati davanti al giudice monocratico di Marsala Vito Marcello Saladino con l’accusa di lesioni personali colpose aggravate in concorso. La vicenda è relativa alle fasi successive ad un intervento chirurgico di miomectomie effettuato il 6 aprile 2012 su una donna castelvetranese (R.L.V., che adesso ha 36 anni). Una settimana dopo quell’intervento, infatti, la donna si recò nuovamente in ospedale perché perdeva sangue dalla vagina, ma i medici, secondo l’accusa, non avrebbero svolto i dovuti accertamenti per scoprire il motivo delle perdite ematiche.

Oltre a Bavetta, che all’epoca dei fatti era primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia, imputati sono Giovanni Iannone, di 70 anni, Paolo Russo, di 64, Cataldo Anzalone, di 59, Vito Cuttone, di 59, Rosario Di Carlo, di 57, Maria Daria Cangemi, di 52, Claudio Renato Germilli, di 62, Rosalia Crescenti, di 58, Agostino Bono, di 65, Annalisa Buscetta, di 47, Giovanni Aliotta, di 48, e Antonina Chirco, di 59.

Secondo l’accusa, i tredici ginecologi, tra aprile e maggio 2012, avrebbero cagionato “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia, una lesione personale, consistita nella maggiore durata della malattia, dalla quale derivava a V.R.L. un’incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni della durata superiore a giorni 40”.

In particolare, Rosalia Crescenti, “nel procedere, il 13 aprile 2012, su richiesta del Pronto soccorso a consulenza sulla paziente che presentava perdite ematiche dai genitali – a seguito di intervento chirurgico di miomectomia correttamente eseguito il 6 aprile, pur in assenza di consenso informato – dimetteva la paziente con indicazione di consigli terapeutici, non procedendo al ricovero della medesima al fine di individuare le cause del sanguinamento mediante isteroscopia”.

Tutti gli altri medici sono stati, poi, indagati in quanto, dal 15 aprile al 3 maggio, prestarono la propria assistenza alla paziente ricoverata. Omettendo, però, secondo l’accusa, di eseguire gli esami “volti ad individuare la causa del sanguinamento”.

A far scattare l’indagine fu la querela presentata da R.L.V. il 5 luglio 2012.


 



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