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11/10/2017 08:11:00

Processo a Scimonelli per omicidio Lombardo a Partanna, difesa cerca piste alternative

Ancora testimoni portati dalla difesa, in Corte d’assise, a Trapani, per cercare piste alternative nel processo al 50enne presunto boss mafioso partannese Giovanni Domenico Scimonelli, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Salvatore Lombardo, ucciso con due fucilate, a Partanna, davanti il bar “Smart Cafè”, il 21 maggio 2009.

La vittima, un pastore con precedenti penali, aveva 47 anni. Ad accusare Scimonelli di essere il mandante sono stati i due uomini che si sono autoaccusati come killer, Attilio Fogazza, 45 anni, di Gibellina, e Nicolò Nicolosi, anch’egli di 45 anni, di Vita.

Fogazza e Nicolosi, che dopo l’arresto hanno deciso di collaborare con la giustizia, si sono autoaccusati dell’omicidio (a sparare è stato Nicolosi, mentre Fogazza era alla guida dell’auto) e lo scorso 21 aprile sono stati condannati a 16 anni di carcere ciascuno dal gup di Palermo Filippo Anfuso. Tra i testi ascoltati nell’ultima udienza del processo a Scimonelli, difeso dall’avvocato Calogera Falco, anche Tonino Catania, detenuto nel carcere di Rossano, chiamato in causa da Fogazza e Nicolosi, che affermano che proprio lui li avrebbe aiutati negli atti preparatori dell’omicidio, in quanto, non essendo loro di Partanna, avevano bisogno di qualcuno per pedinare Lombardo. Tonino Catania, che secondo i due killer avrebbe messo a disposizione anche la sua auto, ha però smentito il racconto di Fogazza e Nicolosi. Conosceva quest’ultimo perché questi aveva un autolavaggio (“portavo a lavare l’auto di mia moglie”) e Fogazza in quanto amico del primo. I due killer hanno detto che Catania avrebbe dovuto partecipare anche all’omicidio, ma che poi si sarebbe defilato per paura. “Fogazza e Nicolosi – sottolinea, però, l’avvocato Calogera Falco - dicono di non avere potuto dire no a Scimonelli per paura. Allora, come mai Tonino Catania si è potuto defilare senza subire alcuna conseguenza da parte del mandante?”. In videoconferenza dal carcere di Massa Carrara è stato, invece, ascoltato Francesco Giammarinaro, che ha detto di avere conosciuto Lombardo nel 2003 al “Pagliarelli” e che lui ha saputo che “è stato ucciso per avere rubato delle pecore”. Secondo l’accusa, invece, Salvatore Lombardo sarebbe stato punito per il furto di un furgone carico di merce del supermercato Despar, di cui, all’epoca, Scimonelli sarebbe stato gestore “di fatto”. Sul caso ha fatto luce l’indagine avviata dai carabinieri. Giammarinaro ha, inoltre, affermato di sapere che Lombardo e il figlio spacciavano droga, negando però di essere lui il fornitore della cocaina. Anche se il figlio della vittima, Nicola, ha detto di avere ascoltato una lite tra Giammarinaro e il padre a causa di una partita di droga che questi gli aveva fornito e che era stata pagata con 60 mila euro. Un terzo della somma, però, sarebbe state banconote false. Il teste ha, inoltre, dichiarato che Lombardo, per quel che ne salui, non aveva fatto nessun furto, ma prima di morire era spaventato per un furto subito da qualcuno di cui lui era ingiustamente accusato. E per questo si era anche armato. “A me sembra che Giammarinaro tenti di salvare se stesso – commenta il difensore di Scimonelli - Lombardo a lui aveva rifilato i soldi falsi e con lui aveva litigato subito prima dell’omicidio. Per cui, a me sembra che lui, quando fu interrogato dalla Procura, che gli ha detto di questo furto, abbia colto la palla al balzo per deviare sospetti su di lui”. Sul pretorio è, poi, salita anche Samantha Trapani, ha riferito dei rapporti tra i cugini marsalesi Giuseppe La Grutta ed alcuni soggetti di Partanna. La teste ha negato di sapere che i La Grutta spacciassero cocaina e marijuana e pagassero con soldi falsi, ma incalzata e diverse volte ammonita ha confermato di avere riconosciuto in un fotogramma estrapolato dalla Procura di Marsala, con perizia di Paolo Agate, un soggetto simile per tratti somatici e modo di appoggiarsi al finestrino della macchina a Giuseppe La Grutta, classe ’88, pastore, condannato per avere ucciso con un colpo di pistola, la sera del 3 marzo 2001, in contrada Cozzaro, il 29enne Aldo Azzaro. La Trapani ha confermato i rapporti tra i La Grutta e un uomo di Partanna che allevava pecore. La Dda ha, infine, prodotto vari documenti, tra cui una cartografia di un itinerario fatto dalla Mercedes Vaneo, in uso a Scimonelli, nel frangente che ha preceduto e seguito l’omicidio di Salvatore Lombardo, ma su opposizione dell’avvocato difensore Calogera Falco la documentazione non è stata acquisita, ma disposta dalla Corte una perizia per ricostruire gli itinerari sulla base di punti e schede GPS.



Giudiziaria | 2024-05-07 07:30:00
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