Abiti scuri in carcere: i boss al 41 bis in lutto per la morte di Riina
C'è chi si è vestito a lutto, chi si è trincerato dietro uno strano mutismo. Chi invece ha deciso di non guardare più la tv. Sono le reazioni dei boss in carcere al 41 boss dopo avere appreso la notizia della morte di Totò Riina e venute a galla adesso, a distanza di un mese esatto dal decesso del capo corleonese. Come spiega il Corriere della Sera Vittorio Tutino, all'ergastolo per la strage di via D’Amelio s’è vestito a lutto, "con abiti di colore nero e scarpe nere". Come lui il corleonese Rosario Lo Bue, recentemente condannato a 15 anni di galera. E hanno reagito allo stesso modo diversi detenuti mafiosi, camorristi e ‘ndranghetisti reclusi al 41 bis.
Tommaso Lo Presti, considerato il boss della famiglia mafiosa palermitana di Porta Nuova, è invece rimasto muto anche all’ora di pranzo e la sera. A Novara un altro boss, Vito Vitale da Partinico, già alleato dei corleonesi, al risveglio ha acceso la televisione e, appreso che Riina era morto, l’ha spenta e non l’ha più voluta vedere per tutta la giornata.
Le reazioni dei detenuti risalenti allo scorso 17 novembre sono state osservate e registrate dagli agenti del Gruppo operativo mobile. Ma c'è anche chi ha mostrato indifferenza. Come Alessandro D’Ambrogio, capo della famiglia di Porta nuova, che ha salutato i compagni di sezione "come se nulla fosse". A Rebibbia invece è stato registrato un dialogo tra Gaetano Maranzano, boss del quartiere palermitano Cruillas, e l’imprenditore accusato di camorra Antonio Simeoli. Il quale alla distribuzione del vitto ha detto al siciliano: "Condoglianze Gaetà". "Ma di che cosa?", ha risposto quello. "È morto, l’ho sentito al telegiornale". "Ma chi, u curtu? Non l’avevo sentito", e ha riso, mostrando scarso interesse.
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