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02/01/2018 04:45:00

Il discorso di fine anno del 2017 del Presidente della Repubblica Mattarella: omissivo

 di Leonardo Agate - Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica è stato particolarmente breve, ma questo non è un difetto, anzi. Dopo aver sentito per anni discorsi lunghi e fastidiosi di Presidenti della Repubblica parolai, fa bene ascoltarne uno breve.

Solo un po’ più lungo di quegli auguri che si scambiano per l’occasione due che s’incontrano per la via. D’altra parte, non è scritto nella Costituzione che il Presidente debba sobbarcarsi anche questo compito, e se non facesse gli auguri annuali nessuno potrebbe rimproverarlo. Poi, non è nemmeno obbligatorio ascoltarlo, sia a Capodanno che in altre occasioni.

La Costituzione è bella per questo: ci dà la massima libertà di decisione e di pensiero.

Ma una volta che il Presidente ha fatto il discorso, a noi non resta che esaminarlo, dato che abbiamo scelto di ascoltalo. Allora, diciamo che tra le cose di cui ha detto – i giovani diciottenni che cento anni fa erano nelle trincee della Prima Guerra Mondiale e adesso andranno a votare; le alluvioni e i terremoti annuali; la necessità del lavoro per tutti; i ringraziamenti alle forze dell’ordine che ci hanno finora salvaguardati da stragi che sono avvenute in altri Paesi - è mancato il chiaro pensiero verso chi soffre per malattie e per motivi economici, e non ha nemmeno i soldi per riscaldarsi, o vive in catapecchie.
E va bene, in dieci minuti non ci si può ricordare di tutti, come tutti noi dimentichiamo ogni anni di fare gli auguri a qualche parente o amico.
Non accettiamo, invece, che il Presidente abbia messo sullo steso piano il risentimento che si avverte nel Paese con la speranza che pure si nota in altri ambienti. La speranza, infatti, è di chi ce l’ha, e è bene che molti la nutrano, ma la rabbia e la sfiducia sono più pericolose e alla loro eliminazione devono dedicarsi i politici che usciranno dalle urne di marzo. Speriamo che siano migliori di quelli che se ne stanno andando, anche se la speranza non è fondata. Nel sistema elettorale, il Rosatellum Bis, sta l’inghippo, cui il Presidente ha contribuito, non rimandando la legge alle Camere per una nuova e più ponderata approvazione. I giovani che andranno a votare, e i meno giovani e i vecchi, e tutti gli elettori insomma, voteranno come vorranno, ma il meccanismo elettorale è tale che due terzi dei parlamentari sarà deciso dai segretari dei partiti, e il M5S, anche se risultasse il più votato, andando al voto senza coalizione con altri partiti, otterrebbe meno parlamentari di quanto gliene spetterebbero per i voti riportati. Una legge elettorale – truffa, fatta apposta per fregare il M5S, e sovvertire il principio della sovranità popolare che, nel passaggio tra la cabina dell’urna e la proiezione parlamentare, viene artificiosamente e furbescamente modificata.