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03/02/2018 07:53:00

La morte del calciatore Nicolò Gervasi, condannato medico dell’ospedale Villa Sofia

Giocava, in difesa, nel “Marian Strasatti” il 30enne Nicolò Gervasi che il 24 febbraio 2011, dopo essere stato dimesso (forse un po’ troppo in fretta) dall’ospedale Villa Sofia di Palermo, morì improvvisamente nell’ambulatorio del suo medico di famiglia a Trapani.

Adesso, a distanza di quasi sette anni dalla morte dell’ex calciatore, che al Villa Sofia aveva subìto un intervento chirurgico per un “soffio al cuore”, è stato condannato, per omicidio colposo, il medico che dispose le sue dimissioni nonostante il giovane lamentasse ancora forti dolori al torace. Ad essere condannato è stato il dottor Liborio Ferraro, all’epoca in servizio nel reparto di Cardiologia del nosocomio palermitano. A Ferraro, il giudice monocratico di Palermo Luisa Anna Cattina ha inflitto un anno e otto mesi di reclusione (con pena sospesa). Il magistrato del Tribunale di Palermo ha disposto anche un risarcimento danni “provvisionale” (in attesa, cioè, della causa civile) di 25 mila euro in favore dei familiari che si sono costituiti parte civile. Ovvero, i genitori dello sfortunato giovane trapanese, rappresentati dagli avvocati Maria Cristina Ciulla e Agatino Scaringi, nonché la ragazza (Angela Maria Polizzi) con la quale si doveva sposare in maggio e il bambino che questa diede alla luce in settembre. Anche loro, infatti, nonostante l’assenza del vincolo ufficiale del matrimonio e il riconoscimento postumo della paternità del piccolo, sono stati ammessi dal giudice come parti civili. A rappresentare la madre e il figlio, rimasto orfano ancor prima di nascere, è stato l’avvocato Domenico Lombardo. A far scattare l’indagine su questo ennesimo caso di “malasanità” fu la denuncia sporta ai carabinieri dai familiari di Nicolò Gervasi. Tre furono i medici inizialmente indagati. Per due di loro, però, il pm chiese poi l'archiviazione. Sotto processo finì, quindi, solo Ferraro. Nicolò Gervasi era stato costretto a cessare l’attività agonistica dopo avere scoperto, in seguito ad un malore accusato durante una partita di calcio del campionato di Promozione, di soffrire di un soffio al cuore. Dopo la sua morte, la Procura di Trapani dispose l’autopsia. La sua scomparsa gettò nella disperazione non solo i familiari, la promessa sposa e gli amici più intimi, ma anche il mondo del calcio locale e in particolare l’ambiente del “Marian Strasatti”, la cui società, in una nota, scrisse: “Per la sua solarità, simpatia, correttezza e professionalità rimarrà sempre nei cuori di tutti”.