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09/02/2018 04:20:00

Prostituzione: e se la legge Merlin avesse fatto il suo tempo

 di Leonardo Agate - Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, è implicato nel processo di appello, che si tiene a Bari, riguardante le escort portate fra il 2008 e il 2009 dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini nelle residenze dell’allora presidente del Consiglio. I difensori degli imputati, in primo grado, avevano eccepito l’incostituzionalità della legge Merlin, che fece chiudere, alla mezzanotte del 19 settembre del 1958, le case di tolleranza, altrimenti dette bordelli, casini, case chiuse, lupanari, ecc. I rilievi degli avvocati circa la presunta incostituzionalità della legge, riguardo ad alcune sue disposizioni, non furono ritenuti validi.

Nel grado di appello, gli avvocati sono tornati alla carica con la presunta incostituzionalità della legge. Stavolta, i giudici hanno preso una decisione diversa da quella adottata dai giudici di primo grado. Non ritenendo manifestamente infondata l’ipotesi della incostituzionalità, sia pure parziale, della legge, hanno sospeso il processo e inviato gli atti alla Corte Costituzionale.

Non possiamo sapere quel che deciderà la Corte, ma alcune considerazioni si possono fare.

C’è in giro una mutata sensibilità verso il problema della prostituzione. Quando fu discussa per anni in due legislature, la proposta di legge Merlin, senatrice socialista, i favorevoli e i contrari non erano contenuti univocamente in ogni partito; nello stesso partito socialista molti erano i dubbiosi e i contrari: tra questi lo stesso Nenni. Passando la discussione, senza esito, dalla prima alla seconda legislatura, si avviava quell’avvicinamento politico tra la Dc e i Psi, che avrebbe condotto ai governi di centro - sinistra. Mano a mano che i due partiti convergevano verso un governo comune, la proposta Merlin progrediva il suo iter, che si concluse con l’approvazione.
Secondo i fautori, la legge restituiva dignità alle donne, che non sarebbero state più sfruttate in locali controllati dallo Stato.
Molti furono coloro che strenuamente si opposero, in Parlamento e nel Paese, per motivi diversi. C’era chi sosteneva che il mestiere più antico del mondo non sarebbe stato estirpato, con la nuova legge, dalla faccia della terra, e che avrebbe trovato nuove scappatoie per continuare ad essere esercitato. C’era chi temeva il dilagare delle malattie veneree in assenza dei controlli sanitari. In effetti, le ragioni pratiche degli oppositori si sono dimostrate fondate; mentre le ragioni ideali dei favorevoli, sia pure nobili, si sono scontrate, perdendo la battaglia, con la realtà del dilagare incontrollato del meretricio.
Che dopo 60 anni una legge abbia bisogno di essere modificata, non è cosa nuova né eccezionale. Però, modificare la legge Merlin, che è stata un simbolo dell’affrancazione femminile, non è cosa da poco, e richiederà gli sforzi congiunti del fior fiore dei politici, dei giuristi, dei sociologhi, degli opinionisti, dei medici, religiosi e laici.
Indipendentemente dalla decisione della Corte costituzionale, il fenomeno della prostituzione dilagante e incontrollata è sotto gli occhi di tutti in molte città e in certi quartieri. L’impressione generale è che la legge Merlin ha fatto il suo tempo, e dovrebbe essere modificata.