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22/02/2018 09:00:00

Elezioni, paura per la salute di Berlusconi: non verrà a Palermo. Di Maio, quanti no...

 Paura per la salute di Berlusconi: la figlia Marina ordina di cancellare comizio a Palermo A undici giorni dalle elezioni si fanno sempre più basse le possibilità che Silvio Berlusconi possa tenere il suo comizio nel capoluogo siciliano in vista delle Politiche del 4 marzo. Secondo Libero Quotidiano la presenza dell'ex premier è a fortissimo rischio dopo l'invito, "dal vago sapore di ordine, partito da sua figlia Marina, preoccupata per le sue condizioni di salute".

A repentaglio non sarebbe solo il comizio palermitano, ma l'intero tour de force che comprendeva le tappe in Sicilia, Puglia e Campania (con tanto di "fermata" all'inceneritore di Acerra, grande cavallo di battaglia del centrodestra che nel 2008 ne sbloccò l'attività). Una battura d'arresto per Berlusconi - proprio in pieno "rush" elettorale - che si vedrebbe costretto a non "apparire" nelle regioni in cui Forza Italia conta di raccogliere una valanga di voti.

L'apprensione della primogenita, Marina, torna a imporre nuova cautela sulle condizioni del papà, operato al cuore due anni fa. Niente bagni di folla, dunque a Palermo e Napoli. Berlusconi a questo punto potrebbe "concedersi" solo per alcuni brevi appuntamenti a Roma e a Milano.“

Nel frattempo Luigi Di Maio fa i conti con i tanti no al Movimento Cinque Stelle. In pochi, raccontano oggi i giornali, vogliono entrare a far parte della lista dei ministri che Di Maio vuole presentare prima delle elezioni. L’ultimo no a Luigi Di Maio arriva dritto dalla storia del calcio: Claudio Gentile, ex difensore della Juve e della Nazional, ha detto che non se la sente di fare il ministro dello Sport in un governo M5S. Dopo qualche telefonata di corteggiamento, ha ribadito la sua indisponibilità. 

Racconta La Stampa:

Se tutto andrà secondo i piani, Di Maio presenterà la squadra di governo la prossima settimana, forse p venerdì 2 marzo, l’ultimo giorno di campagna elettorale. Restano diverse caselle ancora da riempire però. La selezione, che continua da mesi, non è stata facile e i no si sono moltiplicati. A rifiutare la poltrona di ministro sono stati l’ambasciatrice Laura Mirachian e l’ex dirigente di Bankitalia Pierluigi Ciocca. Lo storico dell’arte Tomaso Montanari si è detto indisponibile a entrare in un governo M5S che apre a un’alleanza con la Lega di Matteo Salvini. Mentre Carlo Cottarelli, nel mirino pure di Silvio Berlusconi, non ha voluto mettere a disposizione le sue forbici per il ministero della spending review.

 

Su molti rifiuti pesa anche l’esperienza negativa della giunta romana di Virginia Raggi, il caos delle dimissioni, i troppi assessori saltati, l’esposizione mediatica senza tutele. Di Maio ha dato rassicurazioni agli interessati, le stesse che ha fatto arrivare al Quirinale. Qualcuno però ha chiesto comunque di tenere coperto il suo nome fino ai giorni a ridosso delle elezioni. Da quanto filtra, i prescelti dovrebbero essere tutti tecnici, tranne uno o due nomi . Al netto della presenza di Vincenzo Spadafora, consigliere politico, ex presidente Unicef Italia e ora candidato per la Camera, gli unici del M5S a sedere accanto a Di Maio dovrebbero essere i fedelissimi Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro.

 

Ormai i giorni che restano sono pochi e per evitare che venga tradita la promessa di presentare la squadra di governo al completo prima del voto, è sceso a Roma, per dare una mano, anche Davide Casaleggio. Dal M5S fanno sapere che era nella Capitale per la prima riunione dell’Associazione Rousseau con i nuovi membri, Enrica Sabatini e Pietro Dettori, che hanno preso il posto di David Borrelli. Non si capisce, però, perché un’Associazione che ha sede a Milano, presso un’azienda privata, si debba riunire nel comitato elettorale di un partito politico, in via Piemonte 32, dove ha preso casa il M5S. Un punto su cui Casaleggio Jr, nella confusione dei ruoli, insistendo a negare una sua leadership accanto a quella di Di Maio, non appare chiaro.

 

A certificare l’opacità dei rapporti interni del M5S è stata anche la giudice Cecilia Pratesi, del Tribunale di Roma. chiamata a valutare il ricorso di un’attivista veneta, Maria Elena Martinez, non ammessa alle Parlamentarie. Confermando, come da statuto, l’insindacabile potere del capo politico, cioè di Di Maio, di scegliere i candidati, la giudice ha però aggiunto di considerare la procedura di selezione grillina lontana «dai canoni minimi di democrazia interna».

 

Alla nebbia che avvolge le dinamiche di potere del M5S contribuisce pure Beppe Grillo, che ha fatto saltare le date del suo spettacolo, previsto a Roma il 22 e il 23 febbraio. Rinviate di un mese. Il motivo? Il comico non vuole sovrapporre il suo show all’ultima delicata fase della campagna elettorale, anche per evitare l’assalto delle telecamere di fronte alle quali Grillo potrebbe regalare qualche dichiarazione magari difficile poi da gestire per Di Maio.