Quantcast
×
 
 
04/03/2018 12:48:00

Titolare negozio mobili di Strasatti processata per violenza privata a sua ex dipendente

 Violenza privata è il reato contestato alla titolare di un negozio di mobili di Strasatti, la 39enne Grazia Genna, architetto. Secondo l’accusa, avrebbe chiesto a una sua ex dipendente di modificare le dichiarazioni rese alla guardia di finanza nel corso di un controllo delle Fiamme Gialle nel negozio (“G&G arredi di Genna Rosaria e c. s.n.c.”). E in particolare, il punto relativo all’anno in cui iniziò a lavorare in quell’esercizio commerciale.

“Se non vai dalla Guardia di finanza a ritrattare quello che hai dichiarato, cambiando versione, andrai in carcere” avrebbe detto la Genna alla sua dipendente, Rosaria Maria Lombardo, di 56 anni, che nel processo avviato davanti al giudice monocratico di Marsala Matteo Giacalone si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato trapanese Nino Sugamele.

Alla prima udienza, Graziana Genna, difesa da Luigi Pipitone e Stefania Gambina, ha chiesto la “messa alla prova”. E’ un nuovo rito che consente di sospendere il procedimento e di essere ammessi ad un lavoro di pubblica utilità, in esito al quale il reato si dichiara estinto senza che venga fatto il processo. Sulla richiesta, però, il giudice deve ancora decidere. La Genna avrebbe chiesto alla Lombardo di cambiare versione rispetto a quanto aveva detto il 20 aprile 2016 in merito all’inizio del suo rapporto di lavoro con la società “G&G arredi di Genna Rosaria e c. s.n.c.”. Durante quel controllo, la Lombardo aveva dichiarato che lavorava “in nero” dal 2011 in quel negozio di mobili di Strasatti. Poi, raccontò che la stessa sera ricevette a casa la visita di Enzo Di Dia, cognato di Graziana Genna, che gli chiese cosa aveva detto alle Fiamme Gialle, dicendo che a causa di queste sue dichiarazioni la sua datrice di lavoro avrebbe potuto subire una multa di “almeno 50 mila euro”. E l’indomani, il Di Dia sarebbe tornato insieme a Graziana Genna, che avrebbe intimato alla dipendente di recarsi dalla Guardia di finanza per cambiare versione. Aggiungendo che se non lo avesse fatto “sarebbe andata in carcere” in quanto, in precedenza, aveva dichiarato al Tribunale di “essere casalinga e di non lavorare in nero”. E la donna, per paura, poi cambiò davvero versione.