Quantcast
×
 
 
13/04/2018 12:00:00

Mafia, Mazara: arriva la confisca dei beni per Gaetano Riina, il fratello di Totò

 E' stata eseguita la confisca di beni per un totale di 600.000 euro per Gaetano Riina, il fratello del "Capo dei Capi" Totò Riina, deceduto lo scorso Novembre.  Gaetano Riina ha 84 anni e ha fatto sempre "base" a Mazara del Vallo, dove viveva fino al suo arresto. I beni gli furono sequestrati un anno fa circa. Dal 2011, anno del suo arresto, è recluso a Torino per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata.

I Carabinieri hanno posto in sequestro un appartamento di 10 vani sito in Mazara del Vallo nonché 7 rapporti bancari ed assicurativi riconducibili al nucleo familiare. 

L’intervento, che interesserà il comune di Mazara del Vallo, prevede il sequestro di 1 abitazione di 10 vani sita a Mazara del Vallo e 7 rapporti bancari ed assicurativi riconducibili al nucleo familiare, per un valore complessivo, per l’appunto, di 600 mila euro.

Scrivono i Carabinieri:

L’indagine patrimoniale ha consentito di accertare un’evidente sperequazione tra i redditi dichiarati dal RIINA ed il valore dei beni a lui intestati o comunque a lui riconducibili, da cui può dedursi che lo stesso, negli anni, si sia avvalso di mezzi e di disponibilità finanziarie illecite, derivanti dalla sua appartenenza all’associazione di tipo mafioso. Si è quindi accertata la derivazione illecita dell’abitazione sita a Mazara del Vallo, acquistata nel 2005 da RIINA Maria Concetta Rita (figlia del proposto). Parimenti ingiustificata la disponibilità della provvista necessaria ad effettuare le ingenti spese connesse ai lavori di ristrutturazione dell’immobile.

“Se c’è un fiore, c’è un fiore per tutti”, andava ripetendo  ai giovani mafiosi che cercavano di accaparrarsi i soldi delle estorsioni. Parlava da vecchio padrino lui, anche se non ha mai avuto una condanna per mafia. Bastava il cognome ad aprirgli le porte dei summit fra Corleone a Trapani, anche al cospetto degli emissari dell’ultimo latitante, Matteo Messina Denaro era ormai di fatto il consigliere anziano della famiglia di Corleone. Anche se faceva di tutto per non atteggiarsi a capomafia e fingeva di essere ancora un tranquillo pensionato con casa sul lungomare di Mazara del Vallo. Di certo, non sospettava di essere intercettato dai carabinieri del Ros e del Gruppo Monreale. Continuava a dispensare consigli e ordini, soprattutto per le estorsioni. (...) “Quelli che indagano quaquaraqua sono”, sentenziava. E ai suoi spiegava: “Con Totò ci capiamo con uno sguardo”. Poi, attaccava con il ritornello preferito: “Mio fratello è solo una povera vittima, perché la politica l’ha voluto distruggere”. Non aveva da difendere solo un cognome. Discuteva animatamente con i giovani mafiosi anche per custodire i confini stabiliti dal fratello. Così ribadì ai rampanti di San Giuseppe Jato, che volevano addirittura erodere un pezzo di territorio a Corleone, e acquisire il diritto a riscuotere il pizzo: “Con queste teste moderne non si ci parla. Ho detto che il confine è in quell’albero, e rimane tale. Io vedo più lontano di voi”.