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15/07/2018 06:00:00

Mare Monstrum: perché il Comune di Trapani non è parte civile?

Perché il Comune di Trapani non si è ancora costituito parte civile nel processo "Mare Monstrum", quello che vede pendere una richiesta di rinvio a giudizio per una serie di episodi di corruzione l'ex Sindaco di Trapani, Mimmo Fazio? E' una delle domande poste da più parti al primo cittadino, Giacomo Tranchida. Il primo a chiedere pubblicamente conto a Tranchida è l'avvocato trapanese Gino Bosco, gli fa eco l'ex deputato regionale del Psi Nino Oddo: "La nuova Giunta aveva deliberato come primo atto della nuova amministrazione, il nuovo patto di etica e legalità per la Città di Trapani.
Con la Deliberazione di Giunta Comunale n. 1 del 18/06/2018 il nuovo sindaco ha indicato il preciso atto di indirizzo secondo il quale il Comune di Trapani “impegna l'Avvocatura comunale ad assicurare con il patrocinio diretto la costituzione di parte civile in tutti i procedimenti penali, vertenti su reati che possono determinare grave detrimento dell’immagine dell’Ente”. Ebbene, qualche giorno fa si celebrava dinnanzi al GUP di Trapani il famoso processo Mare Nostrum con i noti imputati (tra cui Fazio) accusati di reati gravi contro la Pubblica Amministrazione.  Il Comune di Trapani non c’era.
L’amicizia è un bel valore. Lo spirito ed il messaggio dei tempi sembrano abbastanza chiari. L’unico grande committente del territorio va salvaguardato e bisogna allinearsi perché il personaggio ha un bel caratterino e … depenna. Auguri al nuovo corso della democrazia cittadina". 

"Il Comune non è coinvolto - replica il Sindaco Tranchida - e da quello che mi risulta il Comune non è  stato interessato come parte lesa. E' stucchevole che l'avvocato Bosco ci dica di costituirci, perché seguiamo questa filosofia in tutti i processi in cui lui assiste l'ex Senatore Antonio D'Alì, che è stato un senatore della Repubblica coinvolto in vicende di mafia. Occupiamo di cose più serie".

L'indagine ha portato già ad alcune condanne. L’armatore Ettore Morace, ex amministratore della società di navigazione Liberty Lines che assicura il 90 per cento dei collegamenti con le isole minori in Sicilia, ha patteggiato davanti al Gup, una condanna a un anno e sei mesi di reclusione per corruzione e traffico illecito di influenze.  Ha patteggiato invece un anno di reclusione l’imprenditore Leonardo Carpinteri di «Stefania Mode», indagato per corruzione. Entrambi hanno scelto il rito del patteggiamento della condanna dinanzi al giudice Cavasino con il parere favorevole della Procura di Trapani. Rinviata invece al prossimo 8 ottobre la decisione del gup sulla richiesta di rinvio a giudizio per l'ex deputato regionale Mimmo Fazio, per un difetto di notifica all’altro imputato eccellente, l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa, il giudice Raffaele De Lipsis. Per lui, come per Fazio, i pm hanno chiesto il processo con l'accusa di traffico illecito di influenze. Fazio è accusato inoltre di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio, in relazione sia ai capitoli dell’indagine riguardanti Liberty Lines e Stefania Mode. L’ex presidente del Cga, Raffaele De Lipsis, è accusato di aver condotto una mediazione illecita, sollecitata da Fazio, per garantire all’armatore Morace un pronunciamento a suo favore in un ricorso presentato al Cga.