Quantcast
×
 
 
03/09/2018 06:00:00

Telecamere nascoste, spie, interrogatori. Cosa c'è di nuovo nell'inchiesta su Montante

 Telecamere nascoste nella sede romana di Confindustria. Telecamere che osservavano quello che succede nella sede di viale dell’Astronomia 30. E' solo uno degli ultimi episodi che emergono dall’inchiesta che coinvolge l’ex numero uno di Sicindustra, Antonello Montante. Sono stati i dipendenti di Confindustria a segnalare ai Pm di Caltanissetta la presenza di telecamere nascoste.
L’inchiesta, a distanza di mesi dall’arresto dell’ex presidente degli industriali siciliani, punta a capire meglio come funzionasse la rete che avrebbe permesso all'ex paladino dell'antimafia di avere informazioni top secret per favorire se stesso, politici, altri industriali.

 

Sotto la lente degli inquirenti c'è la figura di Diego Di Simone Perricone, ex investigatore della squadra Mobile di Palermo, poi passato, su proposta di Montante, a capo della sicurezza di Confindustria. Proprio lui adesso è agli arresti domiciliari con l'accusa di essere stato il braccio operativo di quella rete di spionaggio che avrebbe organizzato Montante. Le telecamere si aggiungono agli altri episodi che hanno portato gli inquirenti a ipotizzare una associazione a delinquere che consentisse a Montante e a quelli del suo giro di avere informazioni sulle inchieste che lo riguardavano. Fonti nascoste, ben informate, fonti riservatissime di cui Montante si sarebbe servito anche per oscurare le microspie piazzate nella sua dimora di Serradifalco.
Episodi che fanno chiedere chi fossero questi 007 che passavano informazioni riservate sulle indagini della procura e della squadra mobile di Caltanissetta.

In questa storia fatta di dossieraggi, spie, informatori riservatissimi gli inquirenti hanno interrogato diversi poliziotti, ex poliziotti, componenti dei servizi segreti.
L'inchiesta infatti coinvolge anche due personalità di primo piano, come il dirigente dei servizi segreti Andrea Cavacece e il questore Andrea Grassi, indagati con l'accusa di aver avuto un qualche ruolo nella fuga di informazioni in favore di Montante.

Entrambi sono stati ascoltati dai Pm e hanno negato tutto.
Uno dei personaggi chiave è Giuseppe D'Agata, ex capocentro della Dia di Palermo, poi passato all'Aisi. I pm inquadrano D'Agata e Montante come i destinatari di notizie top secret acquisite dall'Aisi, per consentire all'ex presidente di Sicindustria di ostacolare le indagini che lo riguardavano. Altro personaggio chiave è Arturo Esposito, direttore dell'Aisi dal 2012 al 2016, accusato di essere “parte integrante del circuito relazionale” di Montante. O ancora Valerio Blengini, ex 007, vicedirettore operativo dell'Aisi, che avrebbe verificato le notizie riguardanti l'inchiesta di Caltanissetta e che, come ha riferito ai magistrati che lo hanno interrogato, ha avvisato Mario Parente, successore di Esposito all'Aisi, che “avrei potuto contattare il questore di Caltanissetta Bruno Megale”. Ma quest'ultimo non ha aperto bocca con Blengini.

Il diario segreto. Sul tavolo degli inquirenti è finito anche il diario segreto di Montante. Un file excel da 250 pagine, con nomi, appunti, date, incontri. Un file sequestrato durante la perquisizione del gennaio 2016 nella sua villa a Serradifalco, e che la collaboratrice di Montante tentò di distruggere. Nel diario sono annotati, maniera molto certosina, appuntamenti, incontri, telefonate con imprenditori, politici, giornalisti, personaggi di primo ordine del mondo dell'antimafia – come Tano Grasso e Don Ciotti. Ma anche richieste di favori e regali.


Montante intanto resta in carcere. Nelle scorse settimane è stato ricoverato al reparto detenuti del Civico di Palermo per accertamenti. Da lì i suoi avvocati hanno chiesto la scarcerazione. I medici di Montante hanno paventato condizioni di salute critiche e la possibilità di un intervento chirurgico. Nei prossimi giorni dovrà decidere il giudice. L'ex paladino dell'antimafia, il 24 maggio, è passato dai domiciliari al carcere. E durante le fasi dell’arresto  si era barricato in casa per quasi due ore, non aprendo ai poliziotti e distruggendo documenti e circa 24 pen drive.
L'accusa per lui è quella di aver creato una rete illegale per spiare indagini a suo carico. Molti personaggi di spicco indagati. C'è l'ex presidente del Senato Renato Schifani, accusato di aver rivelato notizie riservate. Ma anche uomini delle forze dell'ordine finiti ai domiciliari come il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata (ex capocentro della Dia di Palermo ed ex dei servizi segreti), Diego Di Simone (ex sostituto commissario della mobile di Palermo), Marco De Angelis(sostituto commissario prima a Palermo poi alla prefettura di Milano), Ettore Orfanello (ex comandante del nucleo di polizia tributaria Guardia di finanza a Palermo), Giuseppe Graceffa (vice sovrintendente polizia a Palermo, sospeso dal servizio per un anno) e l’imprenditore Massimo Romano, (ex del Team legalità di Sicindustria).
Tra gli indagati, oltre Esposito, Grassi, Cavacece, anche Gianfranco Ardizzone (ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta e poi capocentro della Dia nissena), Mario Sanfilippo (ex ufficiale della polizia tributaria di Caltanissetta), Letterio Romeo (ex comandante del reparto operativo dei carabinieri di Caltanissetta).


Del sistema avrebbero fatto parte anche professori universitari, imprenditori, manager e sindacalisti.
Nonchè Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco.
Poi c'è il filone dell'associazione a delinquere. Su questo capo figurano tra gli indagati anche Giuseppe Catanzaro, attuale numero uno di Confindustria Sicilia, l'ex Presidente della Regione Rosario Crocetta, che è accusato di  Associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al finanziamento illecito), Linda Vancheri e Mariella Lo Bello  (ex assessori regionali alle Attività produttive), Alessandro Ferrara (dirigente regionale), Mariagrazia Brandara (ex presidente dell’ente regionale per lo sviluppo delle attività produttive)  e gli imprenditori Rosario Amarù, Totò Navarra e Carmelo Turco.