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12/09/2018 04:05:00

Commercio, l'assessore regionale Mimmo Turano: "Stop alle aperture domenicali"

 “Finalmente anche a livello nazionale si sta muovendo qualcosa in tema di aperture domenicali e festive. La Giunta Musumeci, così come altri regioni, si era già mossa in questo senso insieme alle organizzazioni di categoria del settore e alle organizzazioni sindacali ma resta necessario un intervento del legislatore nazionale sul cosiddetto decreto Monti e su questo, come regione e come sostenitori di questa battaglia, pretendiamo di essere ascoltati”.

Così l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano commenta l’avvio dell’iter parlamentare per lo stop nazionale alla spesa e allo shopping domenicale.

Per Turano ritornare a prima del 2011, quando il decreto Monti liberalizzò il settore, è fondamentale: “Prima di quella data la Regione aveva il compito di stabilire il numero delle domeniche aperte e, nella definizione dei calendari, si teneva conto anche delle località, turistiche per esempio”.

“Allora c'era una sorta di equilibrio - continua l’assessore - ma ora è saltato tutto e la situazione è peggiorata. La liberalizzazione non ha comportato quel generale aumento della produttività, dei fatturati e della competitività delle imprese sperato. Anzi, negli anni successivi all'entrata in vigore della liberalizzazione si sono registrate chiusure di piccole e medie imprese commerciali, mentre c'è stato un spostamento delle quote di mercato dagli esercizi commerciali minori agli esercizi della grande distribuzione; si è determinata una diversa modulazione della spesa delle famiglie, concentrata nei week-end in cui la grande distribuzione, a differenza delle altre tipologie di esercizi commerciali, è in grado di sostenere i maggiori costi derivanti dalle aperture domenicali continuative, ma con turni di lavoro assurdi per il personale dipendente”.

“Siamo pronti a sostenere questa battaglia di civiltà. Si tratta di ritrovare un equilibrio corretto tra le esigenze del libero mercato e i diritti delle persone, da quello del riposo a quello ad orari e retribuzioni dignitose.” conclude Turano.