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03/10/2018 07:16:00

Il caso della truffa (con schioppettate) tra Marsala e Petrosino. Ecco la sentenza

  Il gup Annalisa Amato ha sentenziato nel controverso caso di una presunta truffa con altrettanto presunta estorsione e conseguenti fucilate tra Marsala e Petrosino, che vedeva alla sbarra sei persone.

Alla fine, il verdetto è stato di un’assoluzione, due patteggiamenti, due rinvii a giudizio e un “non doversi procedere” per querela presentata in ritardo. Le fucilate sono quelle esplose, il 26 settembre 2014, contro l’abitazione del pregiudicato petrosileno Marco Buffa, 45 anni, che in questa vicenda ha una doppia veste: imputato e parte offesa.

Per Buffa, accusato di truffa ed estorsione, il pm Trainito aveva invocato una condanna a 4 anni di carcere, ma il gup Amato, accogliendo le argomentazioni dell’avvocato difensore Luisa Calamia, ha disposto l’assoluzione.

Secondo l’accusa, quattro anni fa, Buffa si sarebbe reso responsabile di truffa ed estorsione in danno di una coppia marsalese: Ignazio D’Alberti, di 66 anni, e Paola Giovanna Sciacca, di 60, abitanti in contrada Ventrischi. Anche loro imputati, ma con altre accuse, hanno patteggiato la pena. Un anno di reclusione per lui e 8 mesi per lei. A Ignazio D’Alberti, nonché ai fratelli Aldo Cosimo (detto “Uccio”) e Francesco Vinci, rispettivamente di 50 e 29 anni, si contesta di avere esploso colpi di fucile contro l’abitazione di Marco Buffa e Cecilia Cinzia Alagna. I fratelli Vinci, difesi da Andrea e Stefano Pellegrino, sono stati rinviati a giudizio. I reati contestati in concorso sono minaccia aggravata, porto illegale di arma da fuoco (un fucile marca Breda calibro 12) in luogo pubblico ed “esplosioni pericolose sulla pubblica via”. La moglie di D’Alberti, invece, si sarebbe auto-calunniata. Il 29 dicembre 2014, infatti, dichiarò ai carabinieri di Petrosino di essere stata lei a sparare. O comunque di essere “una degli autori dell’atto intimidatorio”. I coniugi D’Alberti-Sciacca, difesi dall’avvocato Carlo Ferracane, sarebbero stati accecati dall’ira per la presunta truffa ed estorsione subita, sempre secondo l’accusa, da Marco Buffa. La truffa sarebbe stata commessa dal pregiudicato petrosileno (arrestato lo scorso 19 aprile nell’operazione antimafia “Annozero”) insieme al mazarese Giovanni Giacalone, di 42 anni. Per quest’ultimo, difeso dall’avvocato Leo Genna, il gup, però, ha dichiarato il “non doversi procedere”. La contestata truffa sarebbe consistita nell’aver fatto credere, nell’aprile 2014, a D’Alberti e Sciacca di poter ottenere un finanziamento di 200 mila euro. Riuscendo in tal modo a spillare loro, a più riprese, 15 mila euro. Del finanziamento, naturalmente, neppure l’ombra. Il solo Buffa, inoltre, era accusato anche di estorsione e danneggiamento. Sempre in danno dei coniugi D’Alberti. In data successiva al settembre 2014, si sarebbe fatto consegnare 5.500 euro con la minaccia che avrebbe buttato loro addosso dell’acido. Acido che avrebbe gettato sull’auto (Fiat Punto) della coppia. Ma anche questa accusa è stata smontata dall’avvocato difensore Luisa Calamia.