Tutta la storia di Pippo e Anna, da mesi vivono in una macchina a Marsala. Ecco perchè
E’ più complicata e delicata di quanto immaginato fin qui la storia di Pippo e Anna, i due coniugi di Marsala che da giugno vivono in macchina.
E’ una storia di disagio familiare, servizi sociali, povertà, fatti di cronaca, figli separati dai genitori, e tante cose non dette o raccontate a metà.
E’ una storia siciliana, su cui la tv trash ha speculato per ingozzare il proprio pubblico.
Pippo e Anna, marito e moglie, da qualche giorno sono ospiti della Diocesi di Mazara del Vallo. Sono stati accolti dal Vescovo Mogavero a Mazara dopo tre mesi passati a dormire in auto, nel parcheggio del Salato, a Marsala.
Tre mesi di attese, proteste, richieste. I due chiedono al Comune di Marsala una casa, dove tornare a stare con i figli. Pippo e Anna hanno un maschio e una femmina, quest’ultima ragazza madre.
Figli e nipote da mesi sono alloggiati in alcune comunità in Sicilia, uno di loro, il minorenne si trova a Gela. Ma questa è solo l’ultima, provvisoria, condizione in cui si trova questa famiglia. E si è arrivati a questo punto dopo mesi di interventi dei servizi sociali di Marsala, un assessorato guidato da Clara Ruggieri.
Tutto comincia in primavera. Pippo e Anna una casa l’avevano. Il primo aprile però va a fuoco. I vigili del fuoco e la polizia municipale intervenuti sul posto dichiarano inagibile l’abitazione. Visto il disagio economico, l’assenza del supporto di altri parenti e la presenza di minori nel nucleo familiare, i servizi sociali del Comune di Marsala decidono di accogliere temporaneamente la famiglia nella Casa di Riposo Giovanni XXIII. Ma gli accertamenti sulla loro situazione continuano.
I servizi sociali del Comune sostengono che quella casa in cui abitavano era un alloggio popolare occupato abusivamente e dicono che, anche se messo in agibilità, il signor Pippo e la sua famiglia non l’avrebbe voluto. Avrebbe voluto invece un nuovo appartamento delle nuove palazzine popolari di via Mazara, inaugurate qualche giorno fa.
Sono sempre i servizi sociali a scrivere in una relazione che nel 2014 lo stesso nucleo familiare è stato segnalato per un incendio nell’appartamento. E ancora nel periodo di permanenza nella Casa di Riposo due incendi si sono verificati nella struttura.
La famiglia va via dalla Casa di Riposo, poco dopo torna nella casa popolare dove risiedevano. E’ stata resa nuovamente agibile dopo le fiamme che hanno costretto la famiglia di Pippo e Anna ad andare via. Poi, segnalano sempre dai Servizi Sociali del Comune di Marsala, si sviluppa un nuovo incendio. E’ il 26 giugno. Per i servizi sociali del Comune di Marsala ci sono tutti gli elementi - compresi i decreti del Tribunale dei minori di Palermo - per inserire i figli e il nipote in apposite strutture. Uno di loro, dopo vari girovagare finisce a Gela, la figlia e il nipote a Partanna. I genitori invece dormono in macchina.
Qui comincia la protesta di Pippo che arriva ad incatenarsi nel cancello di ingresso del Comune di Marsala. E’ quello che hanno messo nero su bianco i Servizi Sociali a non andargli giù. Dice che hanno messo cattive voci sul figlio e sulla sua famiglia, e adesso le agenzie non vogliono più affittargli una casa. “Hanno detto che siamo stati noi a dare fuoco, ma non è così. La polizia sa chi è stato a dar fuoco alla Casa di Riposo. Io aspetto che la legge ci dia ragione”. Secondo Pippo sarebbero cinque le persone che avrebbero appiccato il fuoco all’Ipab marsalese. “Non so chi sono, lo saprà la Polizia e spero che faccia luce e giustizia al più presto per scagionarci”.
Pippo e Anna adesso si trovano ospiti della Diocesi di Mazara. Una soluzione temporanea e non molto gradita ai due, che volevano restare a Marsala per monitorare da vicino la propria situazione al Comune e per consentire a Pippo di continuare a fare qualche lavoretto.
Si sentono accusati ingiustamente, dall’altro lato c’è il Comune che agirebbe per tutelare i minori presenti in famiglia. Una famiglia non certo felice, adesso. E la speranza è che i più giovani riescano a trovare quella serenità che cercano, fuori dai riflettori, fuori da comunità, senza visite psichiatriche e controlli dei servizi sociali. La speranza e che questa famiglia si possa ricongiungere e che Pippo e Anna possano garantire un futuro sereno ai propri figli e al nipote.
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