A Trapani si è parlato di Reddito di Base
Di “Reddito di Cittadinanza” e, soprattutto, di “Reddito di Base” s’è parlato a Trapani, presso la sala parrocchiale “Laurentina”, nel corso di una partecipata assemblea – circa una cinquantina i cittadini presenti – svoltasi in concomitanza con la presentazione del libro “La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base” edito da Multimage Firenze.
Durante la presentazione, è stato spiegato che le caratteristiche del “Reddito di Base” sono: di essere universale, ovvero riconosciuto a tutti, ricchi e poveri, lavoratori e disoccupati, di essere erogato in maniera incondizionata, ovvero senza nessun requisito o obbligo, di essere assegnato individualmente e non ai “nuclei familiari”.
Secondo l’autore del saggio, Natale Salvo, l’assegnazione del Reddito di Base non è altro che il riconoscimento di una serie di diritti costituzionalmente previsti. Si tratta, in particolare, di quanto previsto agli articoli 4, 35 e 36 della Costituzione. Proprio per questo, prima dell’evento, è stato erogato ai presenti un questionario sulla Costituzione. Il Reddito di Base, infine, realizza i principi di amore, solidarietà e libertà.
All’incontro è seguito un dibattito cui hanno partecipato don Gaspare Gruppuso, il direttore della Caritas Girolamo Marcantonio, Marinella Ciotta della Acli, Sergio Cernigliero, il segretario della CGIL Filippo Cutrona, l’on. Sergio Tancredi (Movimento Cinque Stelle) e Francesca Campo del Moica, il movimento della Casalinghe.
Quest’ultima, in particolare, ha sostenuto che l’attività casalinga, benché non riconosciuta e valorizzata da una retribuzione è certamente un lavoro. Un lavoro senza tutele, senza possibilità di malattia, riposo settimanale o ferie. Un lavoro con un ampio orario di servizio. La presidente Campo ha ricordato come la stessa Corte Costituzionale, con pronuncia n. 48 del 19 gennaio 1995, abbia riconosciuto la definizione di lavoro all’attività delle casalinghe. Per tale motivo, ora il Moica si batte per un giusto riconoscimento legislativo.
Per Filippo Cutrona il governo avrebbe fatto meglio a mantenere e potenziare il precedente istituto dei “Reddito di Inclusione” (REI) poiché lo stesso “coinvolgeva” maggiormente il Terzo Settore piuttosto che istituire il Reddito di Cittadinanza. Cutrona poi, ha “dribblato” una domanda sull’opportunità di ridurre l’orario di lavoro (ovvero di «redistribuire le ore di lavoro tra chi lavora tante ore e chi lavora zero ore») o di istituire un “Salario minimo nazionale“ proponendo, per far fronte al lavoro che c’è sempre meno, di «“keynesianamente” pagare i lavoratori per fare buche e altri per riempirle, pur di dare lavoro».
Poco apprezzato, dai presenti, l’intervento dell’on. Sergio Tancredi per la parte dove non ha condiviso l’introduzione forzata della “moneta elettronica” per far fronte all’ampio e ingiusto fenomeno dell’evasione fiscale e dell’introduzione di una tassa patrimoniale sui benestanti e sui ricchi (non certo sul ceto medio) per una corretta redistribuzione della ricchezza e il finanziamento del “Reddito di Base”.
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