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24/03/2019 13:30:00

Mazara, si dimette la segretaria del PD Teresa Diadema. Partito sempre più in crisi

Il Partito Democratico continua la sua lunga notte buia, e di coltelli, in provincia di Trapani.
Nella giornata di sabato pomeriggio sono arrivate le dimissioni di Teresa Diadema da segretaria del circolo di Mazara, la Diadema è stata anche eletta, sostenendo la mozione Martina, in Assemblea nazionale.

Le dimissioni sono irrevocabili e arrivano con una punta di polemica verso il modo di intendere la politica, nessuna sintonia pare con i vertici regionali e con quelli nazionali.
A Mazara si voterà il 28 aprile prossimo e il candidato del Pd avrebbe dovuto essere Pasquale Safina: non c’è l’unità del partito sul nome.
La maggior parte dei dem sono schierati in sostegno del candidato Salvatore Quinci, tutta l’area di Baldo Gucciardi è con Quinci, lo stesso dicasi per Giacomo D’Annibale, area renziana, eletto in Assemblea nazionale con la mozione di Giachetti.
Il partito non si ritrova unitario, ancora una volta prevalgono gli intenti divisori e non unitari di un partito che, però, l’unità la canta ad ogni nano secondo.

Ed è proprio degli schieramenti in favore di altri candidati che la Diadema lamenta la mancata presa di posizione da parte del segretario regionale, Davide Faraone, a cui si era molto avvicinata dopo la rottura con Gucciardi: “La segreteria del PD ha da mesi chiesto ripetutamente agli organi di Partito di chiarire le posizioni anomale assunte da alcuni dirigenti in occasione delle elezioni amministrative di Mazara. Ad oggi, con grande rammarico non abbiamo avuto risposta.

Tale silenzio da parte degli organi provinciali, regionali e nazionali rischia di inficiare la proposta finalizzata al governo della città di Mazara che prendeva il via dal mettere in campo una figura di alto profilo morale, professionale e politico quale quella del dott. Pasquale Safina. Per tale ragione, interpretando il sentimento degli iscritti, dei simpatizzanti, e di chi si è “speso” per il Partito, la segreteria rassegna le dimissioni irrevocabili come protesta a questo stato di cose che vede nella frammentazione di una parte politica e nella ricerca di affermazioni personali lo svilimento di un progetto che puntava alla rinascita socio economica della città”.

Il Pd mazarese non converge, dunque, sul candidato di bandiera ma decide di assumere posizioni diverse, spesso opposte, liberamente, senza che avvenga il richiamo da parte dei vertici del partito.
L’appello all’unità resta uno slogan vuoto, un partito che continua ad accumulare macerie senza che riesca a coltivare il rinnovo della classe dirigente, tanto decantata negli ultimi mesi.

Safina non ci pensa a ritirare la sua candidatura e continuerà senza simbolo del Pd ma con la lista “Voci Democratiche”: “Considerata le decisione
compiuta all’interno della segreteria regionale, consistente nella irrevocabile scelta di non presentare il logo del partito democratico per la competizione elettorale del 28 aprile 2019, ha deciso, unitamente ai ragazzi della lista civica “VOCI DEMOCRATICHE”, di continuare ugualmente la corsa elettorale”.
Safina non si ritira per rispetto dei tanti giovani che hanno deciso di sostenerlo.


Succede, dunque, che i dem chiedono dapprima a Safina un impegno forte per la corsa a Primo Cittadino, lo molla dopo qualche settimana.
La domanda è: se un partito non è più in grado di fare da garante di bandiera ad un candidato può garantire serietà e percorsi chiari? La fase calante del Pd continua inesorabilmente.