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07/04/2019 09:00:00

Caso “Oasi di Selinunte”, truffa da 7 milioni a Regione e Ue. Altre tre prescrizioni....

Prescrizione anche per i tre principali imputati di un processo scaturito da un’indagine della Guardia di finanza di Castelvetrano su una presunta truffa da sette milioni di euro in danno di Ue, Regione e Patto territoriale “Valle del Belice” nell’ambito della realizzazione di un mega complesso alberghiero a Marinella di Selinunte (“L'oasi di Selinunte Hotel & Resort” con 144 mini appartamenti e 576 posti letto).

Ad uscire definitivamente dal processo sono Paolo Ettore Masella Ippolito, di 57 anni, la moglie Giuseppa Claudia Ancona, di 53, e Antonino Scaglione, di 56, rispettivamente ex presidente del cda di “Oasi”, amministratore unico di “Sistema srl” e consigliere di “Oasi”. Tutti difesi dall’avvocato Gianni Caracci. L’anno scorso, sempre per prescrizione, dal processo erano uscite altre cinque persone inizialmente imputate per truffa aggravata in concorso per il conseguimento di erogazioni pubbliche: Antonino Russo, procuratore speciale della “Sistema”, Gaspare Secchia, professionista incaricato e firmatario della contabilità tecnica dei lavori rendicontati per i finanziamenti, Orazio La Monaca, progettista e direttore dei lavori, Santo Svizzero, ingegnere incaricato dall’Oasi della redazione del progetto di ammodernamento e ampliamento della struttura turistica e alberghiera preesistente, e a Francesco Paolo Vizzini, collaudatore dell’assessorato regionale al Turismo. Tranne quest’ultimo, che è di Palermo, gli altri sono tutti di Partanna e Castelvetrano. Nel 2018, il reato di truffa era stato dichiarato prescritto anche per Masella Ippolito, Ancona e Scaglione, ma non per il 50enne castelvetranese Giovanni Giuseppe Ligambi, amministratore unico della “Costruire”, che adesso è l’unico imputato a rimanere sotto processo. E per questo rimane sotto sequestro il complesso alberghiero: beni immobili, ma anche denaro, per un valore di oltre cinque milioni di euro ai quali la Guardia di finanza ha posto i sigilli nel settembre 2017 su ordine della Procura regionale della Corte dei conti.



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