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17/04/2019 12:13:00

Sicilia, il terrorista di Palermo: "Li macelliamo, martirio miglior modo di morire"

 Aveva computer e cellulari zeppi di foto e video di guerriglie dell’Isis e tecniche kamikaze, coltivava il suo “crescente odio nei confronti dei miscredenti”, non nascondeva il proprio “desiderio di unirsi ai fratelli combattenti”,  Giuseppe Frittitta (che si faceva chiamare Yusuf), Il 25enne nato e cresciuto ad Aspra, vicino Palermo, era da tempo residente a Bernareggio (Monza), dove questa mattina è stato fermato dagli agenti della sezione Antiterrorismo della Digos di Palermo.

L’altro lupo solitario”, il diciottenne marocchino Ossama Ghafir, è stato invece rintracciato a Novara. I due parlavano di guerra santa e commentavano quanto fosse significativo il martirio. “Il migliore modo di morire” diceva il palermitano riferendosi a un video in cui un miliziano veniva colpito dio un’arma da fuoco. ''Loro hanno sacrificato le loro anime per questa religione. Loro sono un popolo che ha lasciato il mondo terreno per conquistare il paradiso’’, rispondeva Ghafir. Nel frattempo si galvanizzavano scambiandosi video dai contenuti inequivocabili: "Li macelliamo con un massacro di pecore. Siamo gli aspiranti al martirio".


L’amicizia fra i due era nata proprio sul web, terreno fertile per condividere pensieri e confrontarsi sulla possibilità di trasformarsi in martiri, di partire per raggiungere la Siria o la Turchia e combattere al fianco dei “fratelli”. Si allenavano, si addestravano e svolgevano attività come il soft air per imparare a impugnare le armi. “Mujaheddin virtuali - li definisce il gip nel decreto di fermo - che intraprendono il jihad (guerra santa, ndr), motivati solo dal crescente odio verso i kuffar (infedeli, ndr)”. Frittitta non si faceva scrupoli a manifestare le sue idee su Facebook. “Può darsi che Erdogan sia una brava persona ma noi abbiamo bisogno di un ‘Khalifa’ che giudichi secondo la Sharia’a”, scrive in occasione del tentato golpe in Turchia dell’estate 2016. “L’indagato - scrive ancora il gip - rendeva pubblica la propria ossessione ed il sostegno per la figura del ‘Califfo’, quale soggetto carismatico ‘politico-religioso’ che governa un paese attraverso l’interpretazione delle leggi di ispirazione islamiste”.

Un altro elemento di rilievi per gli investigatori, a dimostrazione del livello di radicalizzazione di Frittitta, era il rapporto conflittuale tra il giovane, che faceva il camionista e viaggiava spesso da nord a sud, e i suoi genitori. Un primo episodio è legato al futuro fidanzamento tra lui una giovane marocchina conosciuta su internet. “L’indagato comunicava - si legge ancora nel decreto di fermo - che, secondo le usanze della cultura islamica, non avrebbe potuto frequentare e vedere la ragazza sino al giorno della loro unione in matrimonio e, incalzato dai genitori, in tono adirato, difendeva la cultura islamica e le sue tradizioni, aggiungendo che un giorno, quando avrebbe avuto una figlia, la avrebbe educata secondo i rigidi dettami della religione islamica ortodossa. La madre del ragazzo, al contrario, consigliava al figlio, che ove avesse avuto una figlia, di delegare loro il compito di educarla, i quali la avrebbero cresciuta nel rispetto di sani principi”.

L'argomento ha poi scatenato una furiosa presa di posizione di Frittitta il quale così rispondeva ai suoi genitori: ‘’Se me la cresci... se me la cresci tu, come fate crescere le femmine vostre mi costringete ad andarmene in carcere! Mi mandate voi con le vostre mani in carcere a me, (incomprensibile) a tagghiari a tiesta'' (devo tagliarle la testa)''. Frittitta giustificava l'incomprensione dei genitori alla luce della loro natura di ''miscredenti''. Infatti, in base agli insegnamenti della legge di Allah al pari di come lui è ''schiavo di Dio'', allo stesso tempo i suoi i figli e la moglie dovevano essere considerati quali proprietà esclusiva del marito". A quel punto il padre ha fatto notare al figlio "quanto inaccettabile fosse l'idea di considerare i propri figli o la propria moglie oggetti di proprietà e che, se così fosse stato, anche Frittitta avrebbe dovuto considerarsi di proprietà del padre".



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