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07/06/2019 13:00:00

Processo Saguto, "Cappellano parlò di catasto", vacilla l'ipotesi della mazzetta

«Cappellano parlò di catasto», vacilla l'ipotesi di mazzetta
Ivana BaiuncoCaltanissetta

È stata trovata la parola mancante: «catasto». Al processo a Silvana Saguto e Gaetano Cappellano Seminara che si sta svolgendo all'aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, si era persa una parola in una trascrizione di una conversazione telefonica. Si sentiva chiaramente nell'audio, secondo la difesa, ma non si leggeva nella trascrizione. Richiesta l'acquisizione di una nuova trascrizione, i periti hanno accertato che la parola in effetti c'era. Adesso la nuova perizia è stata depositata agli atti con la parola mancante nella frase chiave per l'accusa di corruzione in capo ai due imputati.

Cappellano Seminara parlava al telefono con l'architetto Giuseppe Caronia, suo stretto collaboratore, adesso maggior accusatore. «Hai preso i documenti» era la frase. E secondo i pm Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti i «documenti» sarebbero in realtà i 20 mila euro che Cappellano Seminara avrebbe consegnato al magistrato e che Caronia gli avrebbe dato il 29 di giugno; insomma, la mazzetta che ha fatto scattare l'accusa di corruzione.

L'avvocato Sergio Monaco ha quindi chiamato sul pretorio Antonino Aglieri, il proprietario del rudere accanto a palazzo Brunaccini, che ha suffragato il fatto che i documenti del catasto di cui si parlava erano i suoi. Sempre sul filo della presunta consegna dei venti mila euro ci sarebbero due conversazioni, per le quali la difesa ha chiesto l'ascolto, la trascrizione dei progressivi e l'aggancio delle celle dell'intercettazione ambientale che dimostrerebbero che la sera del 29 Cappellano Seminara era in macchina con un collaboratore, Fabio Nicita, e non a prendere i soldi dall'architetto Caronia in piazza Sturzo alle 21. Un altro elemento che farebbe vacillare l'accusa.

Durante l'udienza spunta però l'ombra di altre mazzette: Fabrizio Serio, elettricista, racconta alla corte come l'ingegnere Pietro Carlino, anche lui braccio destro di Cappellano Seminara, avrebbe chiesto soldi sui lavori eseguiti. «Mi chiese qualcosa dal punto di vista economico nove o dieci anni fa - ha detto Serio - Io inizialmente non avevo dato peso; una volta me lo chiese per lui, le altre volte mi disse che erano per l'avvocato Cappellano e per l'avvocato Gigante. Mi sembrò strano per l'avvocato Gigante che io conoscevo bene». E di presunte mazzette richieste da Carlino racconta anche Alberto Giacomazza, coadiutore giudiziario. Nessuna denuncia, ha risposto all'accusa: «Non ci furono denunce perché le persone che erano state tirate in ballo non le fecero». Sentiti anche due magistrati, Antonio Balsamo e Pietro Grillo - presidente del tribunale di Trapani - che hanno affermato come la scelta della gestione dei beni fosse ricaduta su Cappellano Serminara perché aveva uno studio strutturato ed organizzato. Rispetto agli incarichi al marito della Saguto, l'ingegnere Lorenzo Caramma, Antonio Balsamo ha detto: «Nel 2011 non vi era alcuna incompatibilità tra magistrati e familiari che assumevano incarichi di amministratori giudiziari».