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12/06/2019 11:11:00

Salvini vuole tassare le cassette di sicurezza

Matteo Salvini pensa a una nuova patrimoniale. “In Italia ci sono decine, forse centinaia di miliardi fermi nelle cassette di sicurezza. Noi possiamo rimetterli in circuito. Posso farmi pagare un’imposta, se sono soldi frutto di guadagni lecitamente ottenuti, e consentire di usarli nuovamente? Sono soldi nascosti, ma l’Italia è piena di soldi tenuti sotto il materasso”, ha detto ieri sera il ministro dell’Interno, Matteo Salvini a Porta a porta in onda stasera, ipotizzando una tassa per far emergere risparmi nascosti.

“Non parlo di soldi all’estero - ha aggiunto - se qualcuno ce li ha portati sono affari suoi, ma mi dicono che ci sono centinaia di miliardi in cassette di sicurezza, fermi. Potremmo metterli in circuito per gli investimenti. Si potrebbe far pagare un’imposta e ridare il diritto di utilizzarli”.

Le parole sono abbastanza equivoche nel senso che paiono alludere all’utilizzo “regolare” di questa forma particolare di deposito. Ci sono, infatti, molte persone che, in questi lunghi anni di crisi con i tassi molto bassi e con il rischio di patrimoniali nuove dietro l’angolo, hanno preferito non investire e depositare il denaro contante al sicuro nei caveau delle banche italiane. Se Salvini alludesse a questa condizione particolare, si sarebbe schierato in toto dalla parte di coloro che assecondano le proposte di tassazione del patrimonio. Non è un caso che il deputato del Pd, l’economista Luigi Marattin, abbia tuonato: “L’avevamo detto che sarebbero arrivati a toccare i risparmi degli italiani. Certo, non ci aspettavamo così presto. Irresponsabili!”. Ovviamente, in questo caso, è difficile fare una stima di quanto potrebbe incassare lo Stato tanto più che non si è accennato a un’aliquota» 
 
Anche i tecnici dicono sì alla procedura d’infrazione
La partita con l’Ue si fa sempre più seria. Anche il Comitato economico e finanziario ha approvato il contenuto del rapporto sul debito italiano, in cui la Commissione riteneva la procedura d’infrazione contro l’Italia «giustificata». Ora non resta che capire se la Commissione lascerà un margine di trattativa al tandem Conte-Tria per scongiurare l’avvio alla procedura o se sarà l’Ecofin, che si terrà il prossimo 9 luglio, a dare il via libera all’iter che potrebbe condurre a una multa, per l’Italia, di 3,5 miliardi. A una mediazione starebbe lavorando il presidente dei 19 ministri finanziari dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno, che nel week scorso, a margine del vertice G20 finanziario a Fukuoka in Giappone, ha incontrato riservatamente il ministro dell’Economia Giovanni Tria e altri colleghi influenti in vista dell’Eurogruppo di domani a Lussemburgo. «aAspingere per un accordo con l’Italia appaiono soprattutto leader socialisti come il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz e i premier Antonio Costa del Portogallo e Pedro Sánchez della Spagna, politicamente contrari all’Ue incentrata sulle misure di austerità. Condividono, però, che il governo M5S-Lega debba presentare a Bruxelles un piano credibile di progressiva riduzione del debito. [Caizzi, CdS]. Intanto il ministro dell’Economia Giovanni Tria da una parte tenta di spiegare a colleghi e parlamentare perché è interesse dell’Italia trovare un compromesso con l’Ue, dall’altra cerca di mettere assieme numeri che convincano i commissari europei. Secondo le nuove previsioni, Tria fa sapere che il rapporto deficit/Pil potrebbe scendere al 2,2 rispetto al 2,4% preventivato. Con i risparmi del reddito di cittadinanza e Quota 100, poi, potrebbe attestarsi anche al 2,1%. Il premier Conte gli ha dato carta bianca, purché non si parli di manovra bis. In un’intervista a Politico.eu però il presidente della commissione Jean-Claude Juncker ha voluto sottolineare che pur non ritenendo l’Italia una minaccia per l’Europa pensa che si «stia muovendo in una direzione sbagliata. Penso che l’Italia rischi di restare nella procedura di infrazione per anni».



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