Quantcast
×
 
 
19/06/2019 08:52:00

Marsala, se il dirigente del Comune firma le relazioni su abusi che non ha sanzionato...

 L’avvocato Valentina Scarrone, figlia del defunto giudice Renato Scarrone (morto diversi anni fa in un incidente stradale), ha confermato le sue accuse anche in aula. Il processo è quello che, in Tribunale, vede imputati nove tecnici del Comune di Marsala con l’accusa di avere consentito a un privato (Manfredo Natale Spadaro, di 53 anni, anche lui imputato insieme al suo tecnico, l’architetto Andrea Pellegrino, di 54 anni) di mantenere, nonostante un’ordinanza di demolizione, opere abusive realizzate nella trasformazione di parti della sua abitazione.

Otto, tra impiegati e dirigenti, sono imputati di abuso d’ufficio, uno invece di falso ideologico. Sono Francesco Angelo Patti, di 64 anni, dirigente del settore Servizi pubblici, Giuseppe Giacalone, di 63, responsabile dell’Edilizia privata, Vito Angileri, di 57, Bernardo Giuseppe Giacalone, di 61, Filippo Maggio, di 62, Giovanni Barraco, di 58, Vincenzo Figuccia, di 62, Alberto Angileri, di 64, e Mario Stassi, di 62.

A rinviarli a giudizio era stata il gup Annalisa Amato. Il caso è relativo ad alcuni lavori effettuati in un’abitazione a due piani di via Trieste (contrada Amabilina) di proprietà del marsalese Manfredo Natale Spadaro, imputato quale “committente delle opere abusive” (trasformazioni strutturali), nonché per averne chiesto la regolarizzazione nonostante, secondo l’accusa, l’assenza dei requisiti strutturali e di sicurezza previsti dalla legge.

Tra i lavori contestati ci sono la trasformazione, con conseguente variazione di destinazione d’uso, al secondo piano, di un ampio terrazzo in struttura edilizia, costituita da pilastrini in ferro, ancorati al sottostante solaio e copertura con travi in ferro, mentre al terzo piano, sul terrazzo, è stata contestata una struttura in legno. Spadaro è accusato di abusivismo edilizio. E insieme al suo tecnico, Andrea Pellegrino, anche di falso ideologico.

All’ingegnere Patti si contesta l’aver consentito a Spadaro il mantenimento delle opere secondo l’accusa “abusive” nonostante un “diniego di sanatoria”. Non avrebbe, insomma, ordinato la demolizione.

E anche a Barraco, responsabile dell’ufficio Autorizzazioni edilizie, si contesta il “mantenimento” delle strutture per aver omesso il provvedimento di sospensione delle opere. Vito Angileri è l’unico dipendente comunale tra quelli indagati non accusato di abuso d’ufficio, ma di falso ideologico. E ciò perché, in qualità di tecnico dell’ufficio Abusivismo del settore Servizi pubblici, incaricato di accertare l’avvenuta ottemperanza dell’ordinanza di demolizione n. 65 del 22 maggio 2015, avrebbe falsamente attestato, dopo un controllo ispettivo, che “la ditta ha rimosso la copertura della veranda riconducendola a pergolato con struttura precaria in legno, ripristinando la vecchia struttura della mansarda in vani non residenziali”, ma omettendo di relazionare, sempre secondo l’accusa, che una parte delle opere non risultavano demolite. Tutti, insomma, avrebbero concorso, in qualche modo, per favorire Spadaro. I fatti contestati dalla Procura si sarebbero svolti tra il 2014 e il 2017. A coordinare personalmente le indagini, con l’iniziale ausilio di un geometra del Comune di Marsala, è stata il sostituto procuratore Giulia D’Alessandro. A far scattare l’indagine è stata la denuncia di una vicina di casa, la figlia del defunto giudice Scarrone, che aveva portato alla parziale demolizione delle opere realizzate, mentre per la restante parte il proprietario aveva avanzato richiesta di sanatoria agli uffici comunali. A difendere gli imputati sono gli avvocati Paolo Paladino, Vita Maria Ippolito, Stefano Pellegrino e Giacomo Frazzitta. Pubblico ministero è il sostituto procuratore Giulia D’Alessandro, che ha coordinato l’indagine, che agli atti, oltre alle note della sezione di pg della polizia municipale presso la Procura, vede anche la denuncia di una vicina di casa, l’avvocato Valentina Scarrone, che aveva portato alla parziale demolizione delle opere realizzate, mentre per la restante parte il proprietario aveva avanzato richiesta di sanatoria agli uffici comunali. Nel processo, Valentina Scarrone è parte civile. A rappresentarla è l’avvocato palermitano Valerio D’Antoni, che fa notare come in udienza sia emersa una circostanza che il legale giudica “molto grave”. E cioè che quando il Tar chiese al Comune una relazione sui fatti, ad essere incaricato di redigerla fu l’ingegnere Patti, per il legale di parte civile “in conflitto di interessi in quanto indagato”, che scrisse che non ci sarebbe stato alcun abuso edilizio.