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20/07/2019 08:25:00

Marsala: Luigi Scoma assolto da lesioni e minacce, fu legittima difesa

 Il 54enne pregiudicato marsalese Luigi Scoma è stato assolto dal giudice Lorenzo Chiaramonte dalle accuse di lesioni personali e minaccia. Relativamente alla prima accusa, quindi, il giudice ha accolto la tesi dell’avvocato difensore Andrea Pellegrino, secondo il quale Scoma agì per “legittima difesa”.

Per la seconda imputazione, invece, nessuno dei testimoni ascoltati in aula ha dichiarato di avere sentito lo Scoma dire: “Ti ammazzo, ora ti faccio vedere io”.

Luigi Scoma (noto per essere stato arrestato e poi condannato nell’indagine di mafia “Peronospera II”), la sera del 19 settembre 2015, intorno alle 19.30, picchiò due persone che erano andate a trovarlo sul posto di lavoro (una pasticceria di via degli Atleti) non si sa bene se per discutere o per menare le mani.

Motivo della lite: una relazione sentimentale extraconiugale dello Scoma con una donna del gruppo familiare opposto. Per legali di parte civile, gli avvocati Edoardo Alagna e Gaetano Di Bartolo, che hanno assistito le due persone picchiate, Giuseppe e Giovanni Figlioli, padre e figlio, poi costrette a ricorrere alle cure dei medici del Pronto soccorso dell’ospedale di Marsala, i loro assistiti non erano andati in via degli Atleti per dare una lezione allo Scoma, ma ciò nonostante furono colpiti con calci e pugni. I due Figlioli riportarono lesioni giudicate guaribili in trenta giorni (per Giuseppe Figlioli) e cinque giorni (per Giovanni Figlioli). Il primo, infatti, riportò un “trauma contusivo distorsivo al ginocchio sinistro con frattura della metafisi prossimale della tibia e della testa del perone. Mentre per il secondo, contusione toracica e graffi al volto. Due giorni dopo, Giovanni Figlioli presentò querela contro Scoma. L’avvocato difensore Andrea Pellegrino, però, ha puntato sul fatto che furono i Figlioli ad andare a trovare lo Scoma (sul luogo di lavoro, dove c’era anche la moglie) e il giudice, alla fine, gli ha dato ragione. Anche se bisognerà attendere almeno 90 giorni per conoscere le esatte motivazioni della sentenza. L’accusa di minacce, invece, era scattata perché lo Scoma, per il pm aveva chiesto 5 mesi di carcere, avrebbe detto a Giovanni Figlioli “Ti ammazzo, ora ti faccio vedere io”. Ma, come detto, in aula non c’è stato alcun testimone che abbia dichiarato di avere sentito quella frase.



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