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07/08/2019 07:20:00

Marsala, ecco quali beni sono stati restituiti a Michele Licata nonostante la condanna

L'imprenditore di Marsala Michele Licata ritorna in possesso della metà dei beni che gli erano stati sequestrati nel 2015. La sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, infatti, accogliendo parzialmente la richiesta della difesa, ha restituito al 55enne imprenditore marsalese (ex n. 1 in Sicilia occidentale nel settore ristorazione-alberghiero, condannato in primo grado a 4 anni, 5 mesi e 20 giorni di reclusione per una evasione fiscale di diversi milioni di euro, nonché per truffa allo Stato e malversazione) circa il 50% dei beni ai quali furono posti i sigilli per essere gestiti in regime di amministrazione giudiziaria.

Un impero economico il cui valore è stato quantificato da Procura di Marsala e Guardia di finanza in 127 milioni di euro. I beni restituiti a Licata sono alcune delle sue principali strutture (il ristorante Delfino, l’albergo Delfino beach, il complesso albergo-ristoranti Baglio Basile di Petrosino, l’agriturismo la Volpara), nonché alcune pertinenze e altro realizzato e acquistato dopo il 2006.

Restituiti anche i veicoli di proprietà di Delfino, Rubi, Roof Garden , Volpara, le due polizze vita, somme diverse esistenti nei conti intestati alle società ed alle persone.

Tra i beni che, invece, non sono stati restituiti ci sono le villette costruite attorno al Delfino beachwear e a Baglio Basile, la Ramaglia, la Villa Maria, nonché diversi terreni e fabbricati.

Vanno poi rimborsate all’erario somme pari alle innovazioni apportate alle strutture dopo il 2006.

A fine novembre 2015, gli inquirenti definirono Michele Licata un “abituale evasore fiscale socialmente pericoloso”. Il maxi-sequestro, disposto su richiesta dell’allora procuratore di Marsala Alberto Di Pisa (pm titolare Antonella Trainito), fu la più imponente misura di prevenzione patrimoniale per “pericolosità fiscale” a livello nazionale. Una misura tipica di fatti solitamente connessi alla criminalità organizzata.

In particolare, furono sequestrate 10 società (Delfino, Delfino Ricevimenti, Roof Garden, Rubi, Don Mariano, L’Arte Bianca, Punta D’Alghe, Rakalia, Sweet Tempation, Wine Resort), tre ditte individuali e relative aziende (alberghi, resort con piscine e centro benessere, ristoranti tra Marsala, Petrosino e Pantelleria), 73 fabbricati, 247 terreni, 23 automezzi, 71 conti correnti bancari sui quali erano depositati circa 6 milioni di euro, sei polizze vita del valore di 4,6 milioni di euro e partecipazioni societarie. Nel dettaglio, mega-complessi turistici come il “Baglio Basile” e il “Delfino Beach Resort”, il ristorante “Delfino” (prima pietra dell’impero economico) e l’agriturismo “La Volpara”. E inoltre, due fabbricati e 10 terreni intestati a Licata e alla moglie per un valore di circa 5 milioni di euro.

Adesso, il nuovo provvedimento è in fase di esame dal pool di avvocati di Michele Licata. E cioè gli avvocati Carlo Ferracane, Celestino Cardinale, Salvatore Pino, Andrea Pellegrino e Mattias Manco. I legali cercheranno, probabilmente, di capire se è possibile far recuperare al loro cliente gli altri beni rimasti sotto sequestro (in tutto o in parte) o se è meglio accontentarsi del risultato raggiunto.

Tra i professionisti consulenti della difesa, anche il dottor Paolo Rossi di Milano e l’architetto Gianpiero Musmeci di Trapani, che hanno svolto, sottolinea l’avvocato Ferracane, “una importante opera di individuazione della epoca di realizzazione delle strutture”.